Nella spesa pubblica 60 miliardi di ruberie...
Sull'evasione fiscale più apparenza che sostanza: il governo fa la
faccia feroce, ma poi non vara le leggi necessarie: è il j'accuse di
Carlo Nocerino, uno dei sostituti procuratori presso la Procura della
Repubblica di Milano, che ha seguito e segue numerose tra le inchieste
societarie e finanziarie più spinose degli ultimi anni, quasi tutte
“condite” da ricche evasioni fiscali collaterali.
“Nel codice penale tributario italiano ci sono lacune gravi che non aiutano la lotta all'evasione. Per esempio, l'evasione totale è punita meno di quella parziale, inoltre non è punita dal codice l'elusione fraudolenta, nè l'autoriciclaggio, cioè tutte le attività illecite che gli evasori mettono in atto per occultare il denaro accumulato evadendo le tasse: dal portarlo all'estero a nasconderlo sotto il materasso, a spenderlo in attività presentabili”.
Per Nocerino, inoltre, il confine tra l'evasione fiscale originata dall'occultamento dei proventi di attività lecite – insomma, il caso classico del professionista o del commerciante che non rilasciano lo scontrino o la fattura – e l'evasione che nasce invece da attività criminali è un confine sempre più sottile, a causa delle sempre più frequenti e pervasive intrusioni dell'economia delinquenziale in quella regolare. Su un punto, invece, Nocerino – che parlava durante il talk-show Roma InConTra-Ara Pacis, condotto da Enrico Cisnetto – ha introdotto una proposta di “ammorbidimento” della normativa in vigore, ed è sul trattamento giudiziario dei grandi episodi di conciliazione tra Fisco e contribuenti, quelle trattative che fanno notizia – chi non ricorda i casi di Pavarotti o di Valentino Rossi – ma che se poi arrivano alla transazione, non vengono per questo archiviati come procedimenti giudiziari, il che naturalmente “raffredda” gli evasori dall'idea di “conciliare”: “E' chiaro che quelle transazioni sono compromessi”, ha detto Nocerino, “ma una volta che lo Stato decide di accettarli, dovrebbero almeno estinguere il contenzioso collaterale”...
Ma c'è di più: in un Paese che ha rischiato di morire di troppo debiti ma, per salvarsi, sta adesso morendo di troppo fisco, ciò che clamorosamente continua a mancare è la soppressione degli sprechi della spesa pubblica, che alimentano un fiume di ruberie e inrrallazzi: è la tesi di Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze del Senato: “L'ha sentenziato la Corte dei conti, ci sono 60 miliardi di sovracosti nella spesa pubblica, tra prezzi gonfiati negli acquisti di beni e servizi, fondi perduti e spese fuori controllo delle 7000 società ex-municipalizzate che nessuno governa. Su questo fiume di denaro prospera una casta burocratica che non dà al Paese alcuna produttività. In questo senso, la pomposa “spending review” del governo Monti si è risolta in un solenne flop”.
“Di spending review sento parlare da trent'anni”, insiste Baldassarri, “ma anche stavolta sostanzialmente non è stato fatto niente di risolutivo”Ed è per questo che nonostante da vent'anni in Parlamento molti esponenti politici di molti partiti abbiamo denunciato tutto questo, come del resto ha appena nuovamente fatto la Corte dei conti, tutto resta come sempre. Io li chiamo gli scorpioni, che stanno in groppa alla fana, le gravano addosso, quella nuova e loro la uccidono, finendo con l'uccidere anche se stessi. In Italia c'è un milione di approfittatori, di scorpioni, e 56 milioni di rane. E' l'ora della rivolta delle rane!”.
F o n t e : libero.it