giovedì 25 ottobre 2012

IDEE PER GUADAGNARE

Su internet vengono continuamente spacciate come idee geniali per guadagnare dei sistemi che in realtà non fanno guadagnare un bel niente e che spesso sono delle vere e proprie truffe.

Gli annunci che promettono "60€ all'ora senza fare niente", "500€ al giorno con questo metodo segreto" e simili, alla fin fine non sono nient'altro che sistemi inaffidabili per giocare ai casinò, catene di s.Antonio ai limiti della legalità (se non completamente illegali) o comunque dei sistemi che alla fin fine ti faranno guadagnare ben poco.

Questo non significa che non si possa guadagnare con internet anzi, i metodi sono molti e alcuni possono farti guadagnare potenzialmente molto a fronte però di duro lavoro (dimenticati metodi "segreti" o "geniali" con cui guadagnare molto con poco sforzo).

Ci sono anche metodi che ti permettono di fare soldi facilmente, ma in questo caso si parla di piccole cifre.

8 idee per guadagnare

1. Sito web o un blog
Un sito o un blog ben curato, con contenuti di qualità e con un buon numero di visitatori affezionati può essere monetizzato in molti modi. Però non è tutto semplice e automatico. Occorrono capacità, tempo e passione per riuscire.

2. e-commerce
Puoi anche aprire un'attività di commercio online servendoti di un canale come ebay o di altri portali più specifici (come i siti microstock per le foto ad esempio) e/o di un tuo portale. Ma anche qui occorrono molto lavoro e passione, oltre che buoni fornitori.

3. Paid to write
Se ti piace scrivere ma non vuoi avere un sito tutto tuo, puoi scrivere per portali specializzati e guadagnare tutti o gran parte degli introiti pubblicitari.

4. Sondaggi pagati
Verrai retribuito per rispondere a sondaggi di opinione su prodotti e stile di vita.

5. Opinioni
Scrivendo opinioni su portali specializzati, guadagnerai se saranno lette e ritenute utili dalla community.

6. Poker gratis
Puoi giocare a poker, ma non rischiando soldi tuoi, bensì ai tanti tornei ad iscrizione gratuita ma con montepremi in denaro vero che le poker room organizzano di continuo.

7. Lotterie gratuite
Anche qui, non devi comprare nessun biglietto della lotteria. Potrai tentare la fortuna gratis.

8. Navigando
Puoi guadagnare piccole cifre compiendo semplici azioni.

Tra queste idee solo le prime due possono farti fare molti soldi. Ma curare un sito web o un negozio di successo è un vero e proprio lavoro, e occorrerà molto tempo, fatica, capacità e passione prima di vedere dei risultati soddisfacenti.

Gli altri metodi sono sicuramente molto più semplici ma ti permetteranno soltanto di arrotondare.

F o n t e : earnwithinternet.com

COME ARROTONDARE LO STIPENDIO

Anche chi ha già uno stipendio spesso vorrebbe "arrotondare", cioè guadagnare qualcosina in più, magari comondamente da casa con internet. 

Ma è davvero possibile arrotondare lo stipendio con internet?
In realtà è possibile farlo, ed anche facilmente, se con "arrotondare" intendi guadagnare qualche euro extra al mese. Più difficile, ma non impossibile, è guadagnare grosse cifre.

Grande o piccola che sia la cifra che vuoi, devi comunque stare attento alle tante perdite di tempo e truffe che trovi su internet. Quest'articolo ti indirizzerà verso i metodi sicuri.

Metodi per arrotondare qualche euro

I metodi per arrotondare qualche euro con internet ci sono, e sono anche molto facili da usare. Infatti si tratterà di compiere semplici azioni:
  • Sondaggi retribuiti
    Verrai ricompensato in denaro, buoni acquisto o regali per esprimere la tua opinione. Le società di sondaggi che pagano sono diverse, e tutte verificate e sicure come ad esempio la famosa agenzia Ipsos.
  • Paid to writeCome suggerisce il nome stesso, con questo metodo potrai guadagnare scrivendo articoli, dei più svariati argomenti, su portali dedicati.
  • Navigando
    Su alcuni siti potrai essere ricompensato per compiere piccole azioni o semplicemente navigare.
  • Opinioni
    Verrai ricompensato per esprimere la tua opinione su prodotti che hai usato.
Questi sono i metodi che sicuramente ti faranno guadagnare qualcosa. Naturalmente non aspettarti grosse cifre per fare semplici cose come rispondere a sondaggi o scrivere opinioni.

Metodi per guadagnare di più

Ci sono anche metodi per guadagnare di più, anche se qui piuttosto che di metodi sarebbe meglio parlare di un vero e proprio lavoro.
  • Sito web
    Puoi creare un sito o un blog su una tua passione o su un argomento che vuoi trattare e poi guadagnarci grazie agli introiti pubblicitari che ti porterà se diventerà un sito abbastanza visitato.
  • e-commerce
    Puoi avviare un'attività di commercio online tramite un tuo sito o su piattaforme dedicate come ebay.
Questi due metodi possono potenzialmente farti guadagnare anche molto. Ma solo potenzialmente. Infatti non credere che basti semplicemente mettere quattro pagine online per avere un sito di successo e riempirlo di banner pubblicitari per guadagnarvi, o che basti aprire un negozio online per cominciare a vendere subito.

Per guadagnare con questi due sistemi occorrono capacità, passione, voglia di lavorare e molto tempo. Difficilmente guadagnerai qualcosa di serio se hai già un lavoro e vi dedicherai una mezz'ora la sera, anche se c'è gente che riesce a prendersi qualche bella soddisfazione lavorandoci poche ore al giorno.

In generale però, se hai poco tempo, ti basta qualche euro extra e non hai molta voglia di impegnarti dopo una giornata intera di lavoro, i metodi riportati nella prima metà dell'articolo sono quelli che fanno per te.

F o n t e : earnwithinternet.com
 

GUADAGNARE CON GDI

GDI, o Global Domains International o WebSite.ws, è un'azienda statunitense che vende domini con estensione .ws e spazio web.

Inoltre, ricompensa i clienti che riescono a convincere altri utenti ad aprire un sito con loro con un sistema di multi level marketing, cioè uno schema piramidale.

In quest'articolo vedremo se questo sistema fa guadagnare davvero e se è legale o meno.

Come si guadagna con GDI

E' proprio quest'aspetto che differenzia GDI dagli altri siti che vendono domini, la possibilità di guadagnare. Dopo che avrai comprato un dominio.ws più spazio al costo di 10$ al mese (neanche poco ma vedremo meglio in seguito) e che potrai usare per crearvi un sito tuo o come vetrina già preconfigurata alla tua attività su GDI, guadagnerai:
  • per ogni utente che convincerai a comprare un dominio .ws su GDI guadagnerai 1$ al mese;
  • guadagnerai la stessa cifra anche per le persone che si iscriveranno sotto i tuoi affiliati e questo fino al quinto livello di profondità.
Si può riassumere in una formula:
ricavi mensili = 1$ x (tuoi affiliati diretti + subaffiliati indiretti) - 10$

Molti siti che pubblicizzano GDI promettono facili guadagni di quasi 4.000$ al mese semplicemente facendo iscrivere 5 persone.

Come? Semplice (almeno secondo loro).

Se tu fai iscrivere 5 persone, e queste a loro volta ne faranno iscrivere altre 5 ciascuno, e questi 25 ne faranno iscrivere altri 5 ciascuno, e questi 125 ne faranno iscrivere altri 5 ciasciuno, e questi 625 ne faranno iscrivere altri 5 ciascuno e quindi 3125, avrai un totale di: ricavi mensili = 1$ x (i tuoi 5 + 25 + 125 + 625 + 3125) = 3.905$. Se ti stai già esaltando, aspetta a farlo e leggi il resto.

GDI è una truffa o è legale?

Abbiamo visto che GDI ha un sistema di retribuzione che può sembrare quasi una catena di S. Antonio, cosa chiaramente illegale.

In realtà però GDI applica il sistema del multi level marketing o marketing piramidale che finchè si vende un prodotto, in questo caso dominio più hosting, è legale.

Tuttavia i domini .ws non è che abbiano tutto questo mercato. Se qualcuno vuole aprirsi un sito lo fa acquistando un dominio con un'estensione più famosa come .com, .it, .org, o .net e non .ws.

.ws sta per West Samoa così come .it sta per Italia, .fr sta per Francia o .us sta per USA.

Affermano inoltre che grandi marchi come Google, CocaCola o Yahoo hanno anche un'estensione .ws

WS non è un'estensione prestigiosa ma tutti i grandi marchi per proteggere il loro brand, registrano il loro nome sotto tutte le estensioni del mondo.

Bisogna dire che: i domini .ws non li vendono solo loro, ma puoi comprarli su molti altri siti.

Inoltre il prezzo dell'hosting è molto alto, 10$ al mese, mentre su altri siti normalmente costa 10-20€ all'anno.

Il prezzo è così alto perchè come abbiamo visto, GDI ha 5 livelli piramidali che deve pagare e per continuare a guadagnarci e non far crollare la piramide deve far pagare 10$ al mese.

Quindi, GDI fa guadagnare o no?

Come detto sopra, nonostante faccia venire molti dubbi, e nonostante dica molte bugie ed esagerazioni, GDI è fino a prova contraria ancora nei limiti della legalità.

Però non stai acquistando e pubblicizzando nulla di valore, perchè il dominio .ws non ti servirà a niente se non a pubblicizzare la catena e ad attirare altri ingenui attratti dal guadagno.

E poi guadagnare non è così facile e automatico come fanno sembrare perchè ti ritroverai con un sito .ws identico a tanti altri, che avrà zero o pochissimi visitatori e a dover convincere la gente a iscriversi sotto di te pagando 10$ al mese.

A questo punto ti converrebbe aprire un sito internet normale su una tua passione, la fatica per pubblicizzarlo sarà la stessa ma sicuramente starai facendo qualcosa di più etico e avrai più possibilità di guadagnare qualcosa a lungo termine.

Sicuramente, come in tutte le piramidi, anche su GDI ci sarà chi ci guadagna e molto magari. Molto probabilmente saranno coloro che hanno pubblicizzato per primi il metodo o che hanno una grande visibilità su internet.

Ma se riesci a ritagliarti un pezzo di visibilità su internet, grande o piccolo che sia, perchè sprecarlo per pubblicizzare una piramide e non affidarsi ad una più onesta pubblicità tradizionale?

F o n t e : earnwithinternet.com
 

COME GUADAGNARE SUL WEB

Come Guadagnare Sul Web in modo pratiico, semplice e legale ?

Il mondo del web è diventato, da un po’ di anni a questa parte, un vero e proprio crogiuolo di informazioni, ma anche un punto di incontro sia sotto il profilo strettamente comunicativo – pensiamo agli svariati social network, per fare un banale esempio – sia dal punto di vista dell’offerta e della domanda di lavoro: sono molte le azioni che possiamo svolgere quotidianamente su Internet, e ciò può essere considerato come un fatto positivo, ma ha anche i suoi contro.
Se solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile, oggi l’idea stessa di poter guadagnare sul web sta diventando sempre più presente e soprattutto sempre più concreta: proprio on line, al giorno d’oggi, si può non solo cercare lavoro – così come avveniva qualche anno fa – ma addirittura raggiungere un certo guadagno mensile.
Certo, anche se le modalità di guadagno online sono moltissime e la rete offre diverse alternative – giusto per citarne qualcuna, pensiamo ai sondaggi pagati, al “revenue sharing” o a Google Adsense, alla possibilità di stesura articoli, e molte altre – è anche vero che la prima cosa a cui bisogna prestare attenzione è la possibilità di cadere in qualche truffa: possibilità che, come più volte abbiamo specificato nella nostra sezione dedicata alle truffe ed agli inganni della rete non è poi così remota.
Abbiamo menzionato i pro e i contro del guadagno on line: da un lato esiste l’opportunità di racimolare un po’ di denaro grazie a queste modalità, dall’altro però, bisogna prestare molta attenzione alla serietà dei siti web che visitiamo e nei quali ci iscriviamo allo scopo di guadagnare.
Ad ogni modo, abbiamo pensato di dedicare, a chiunque stia cercando informazioni sulle modalità di guadagno on line, una breve ricognizione di alcune di queste modalità, dalle più sicure e vantaggiose alle più “pericolose”, ovvero quelle a cui bisogna prestare una certa attenzione per non rimanere fregati.
1. La stesura di articoli o di post su blog e siti di vario genere: da ragazzini eravate soliti scrivere sul giornalino della scuola? Una delle vostre passioni è la scrittura? Questo potrebbe essere un punto a vostro favore: on line è pieno di persone che cercano articolisti e copywriters per rendere i loro siti o blog più corposi e ricchi di contenuto.

Questo è il lato positivo di questo “lavoro”, ma non dimentichiamo che, come ogni medaglia che si rispetti, anche qui troviamo “l’altro lato”, ovvero i pagamenti spesso non all’altezza delle aspettative e la possibilità di cadere in qualche truffa: sono molti gli articolisti che si lamentano di aver trovato “datori di lavoro” che, una volta ricevuti gli articoli, sono spariti nel nulla senza pagare!

Ad ogni modo, riteniamo che con un pizzico di fortuna, questa sia un’ottima opportunità di guadagno ed anche un interessante esercizio per tutti coloro che desiderano lavorare nel mondo dell’editoria e del giornalismo: on line si trovano annunci di collaborazione sui più svariati argomenti, ed anche la vostra passione per il modellismo può diventare oggetto di stesura articoli!

Su questo tipo di collaborazione, spendiamo ancora solo qualche parola: da un lato, potreste trovare persone che hanno bisogno di qualcuno che scriva e pubblichi sui loro siti articoli di vario genere e di diversi argomenti; dall’altro, potreste invece essere contattati da persone che vi chiederanno traduzione di articoli da altre fonti, o semplice riscrittura di post. La scelta dipende soprattutto dalle vostre necessità e dalla vostra preparazione: scrivere per un committente, con argomenti già definiti, è decisamente più semplice rispetto alla stesura autonoma di post.
2. Il grafico on line: questo è un tipo di lavoro che potremmo definire come “parente stretto” del primo. Rientra infatti nei lavori freelance, che come quello dell’articolista, rischia di vedere un riconoscimento minore rispetto al merito ed al lavoro svolto. Rispetto al lavoro dell’articolista, è anche questo un tipo di collaborazione non adatta a tutti: se non si possiedono determinate competenze in fatto di grafica e di programmi di editing immagini, è impensabile improvvisarsi grafici esperti e svolgere questo lavoro!
3. I sondaggi pagati: a differenza degli altri due, questo non è un lavoro vero e proprio, ma una sorta di investimento del proprio tempo libero in qualcosa che potrebbe fruttare, alla lunga, un po’ di denaro. Per quanto riguarda i sondaggi on line, avrete l’imbarazzo della scelta: come potrete leggere nella sezione del nostro sito dedicata ai sondaggi pagati, vi sono tantissimi siti che offrono questo servizio, ma non tutti sono sicuri. Nella nostra lista abbiamo infatti dato anche qualche consiglio per scegliere il sito più adatto alle vostre esigenze ed alle vostre aspettative!
4. Le opinioni: parenti strette dei siti di sondaggi on line, attraverso le opinioni si può guadagnare qualcosina semplicemente valutando un oggetto di vostra proprietà o acquistato di recente. Anche per questo tipo di siti vi è l’imbarazzo della scelta, anche se nel nostro spazio dedicato alle opinioni abbiamo deciso di proporvi solamente i siti più comuni e più sicuri, ovvero Ciao e Toluna.
Come abbiamo visto, le possibilità di guadagno on line non sono poi così remote: l’importante, di qualunque cosa si tratti, è prestare sempre attenzione ai siti che visitate ed alle offerte di lavoro che leggete.

F o n t e : earnwithinternet.com

FARE TANTI SOLDI SUBITO

"Voglio fare tanti soldi, facili e subito. Come posso guadagnarli?"

Questa è una delle domande che più spesso si leggono su internet e anche se spesso a farla sono degli adolescenti in cerca di qualche euro extra, ci sono ancora anche molti adulti convinti che su internet si possano guadagnare tanti soldi senza sforzo.

Purtroppo anche online vale il discorso che vale nella vita reale: le parole tanti soldi non vanno d'accordo con le parole facili e subito.

Sicuramente con internet come mezzo si possono guadagnare anche grandi cifre, ma sicuramente non facilmente e non subito.

Puoi aprire un sito web o un attività e-commerce, ma come abbiamo già detto più volte su Earnwithinternet, non è affatto facile, scontato o veloce riuscire a guadagnare da queste vere e proprie attività che usano internet come mezzo e che richiedono grandi capacità, passione, tempo e lavoro.

Su internet si possono anche fare soldi facili e relativamente veloci, ma scordati il "tanti".

Ci sono infatti diversi sistemi che ti permettono di guadagnare qualcosina compiendo semplici azioni e sono:
  • Sondaggi retribuiti
    Verrai pagato in denaro, regali o buoni acquisto per rispondere a sondaggi d'opinione che ti verranno inviati via email.
  • Paid to write
    Con questo sistema guadagnerai scrivendo articoli su portali dedicati.
  • Opinioni
    Un misto tra i due sistemi precendenti, qui guadagnerai per scrivere un'opinione su un prodotto che hai usato.
  • Navigando
    Potrai guadagnare compiendo piccole azioni mentre navighi.

Questi sono tutti metodi molto facili e veloci da usare ma, come già detto sopra, da cui non puoi pretendere di guadagnare grosse cifre. Ma sono l'ideale per arrotondare e guadagnare piccole somme con pochi sforzi.

F o n t e : earnwithinternet.com

EMAIL MARKETING

Quando si lavora su cose non sono troppo chiare fin dall’inizio o che posseggano una natura vagamente contro-intuitiva, è facile incorrere in errori di vario genere che poi tendono a propagarsi senza sosta nel tempo.

Per fare un esempio concreto è un po’ l’equivoco tipico in ambito SEO nel momento in cui si tirano fuori concetti semplicistici allo scopo di non complicarsi troppo la vita (approccio “riduzionista” della serie: dipende tutto dal nofollow e dal PR!), oppure quello che avviene qualora si riduca brutalmente il mondo del web marketing – che è molto ampio e complesso di per sè – a quello delle affiliazioni alla Tradedoubler o Google Adsense.

Vi è insomma una sorta di tendenza, in altri termini, a lavorare in modo fin troppo “istintivo”, e ciò si riflette in uno dei campi apparentemente più semplici ed immediati che possano esistere, ovvero quello dell’ email marketing. Il risultato è che da un’eccessiva semplificazione – chiunque sa mandare una email, alla fine – si finisce per tirare fuori dal cilindro strategie decisamente poco efficenti. In questo articolo illustrerò dunque le cose fondamentali da conoscere su questo mondo spesso banalizzato, e successivamente proporrò cinque soluzioni free (non le uniche, per la verità) per attivarsi subito senza costi aggiuntivi.

Come si intende di solito l’email marketing

Email Marketing 
Opto a questo punto per far riferimento a due casi reali in cui mi sono imbattuto, visto che ho l’impressione che sia il modo più efficace per introdurre l’argomento ed approcciarlo, subito dopo, in modo più razionale di quanto si faccia di solito.

In un caso che ho toccato direttamente, ad esempio, è capitato che si volesse implementare la realizzazione di una campagna pubblicitaria via email “spammando” una serie di contatti dell’azienda (misti ad alcuni personali che di sicuro non avevano mai richiesto nulla del genere), il tutto per un semplice blog senza alcun servizio aggiuntivo. Questo fa intuire che non sempre l’email marketing è la giusta strada da seguire, specie se effettuato al puro scopo di raggranellare traffico.

In un altro caso mi sono ritrovato personalmente inserito all’interno di una lista di email (…capita), e periodicamente mi arrivano notifiche da parte del writer di turno che annuncia di aver scritto un nuovo articolo. Inutile forse sottolineare che la persona in questione sta quasi certamente “sparando nel mucchio” alla meno peggio, esattamente con la stessa logica di coloro che ci tartassano di spam nella posta elettronica o nei commenti dei blog.

Infine, cosa che mi ha lasciato ancora più “turbato”, ho saputo giorni fa di un’azienda che paga quotidiani e media sul web sia per promuovere le proprie notizie – e fin qui nulla di male – oltre al fatto di invitare (ed è scritto a chiare lettere sul contratto di collaborazione) di impegnarsi ad inviare un certo numero di email promozionali ai propri contatti privati. Senza scendere nel dettaglio della legalità di quest’ultima pratica (in teoria non si può mai inviare pubblicità indesiderata a nessuno, senza il suo esplicito consenso), mi pare quasi automatico sottolineare che strategie di questo genere siano decisamente inefficenti ed alquanto puerili, se vogliamo, perchè delineano la strategia vivendo sull’illusione che basti scrivere tante email per convincere in maniera occulta il cliente (magari mediante ipnosi, chissà) a comprare o il visitatore a leggere.
L’email marketing dovrebbe invece, secondo me, andare al di là di assunti troppo banali ed indiscriminati, e cercare invece di colpire nel segno soltanto le persone realmente interessate alla tua nicchia di mercato.

Come impostare una strategia efficace di email marketing?

Lo scopo tradizionale dell’ email marketing, di fatto, è di triplice natura:
  • da un lato serve a fidelizzare i clienti, cercando di instaurare una sorta di “dipendenza” verso il proprio prodotto;
  • in secondo luogo è utile per incrementare i propri ritorni economici, allargando quindi il bacino di utenza;
  • in ultimo (ma non ultimo come importanza), esso si usa per instaurare un rapporto “confidenziale” tra venditore e potenziale compratore (guarda caso, ad esempio, molte email commerciali di vendita info-prodotti usano dare del “tu”)
Ho riportato questi tre punti per avere un quadro più chiaro dell’uso reale che possiamo fare di questo strumento, focalizzando quindi una serie di punti cardine spesso molto poco considerati. Tra di essi citerei il fatto che  fare email marketing significa inviare offerte di natura promozionale e/o commerciale alle persone che sono realmente interessate; quindi qualsiasi logica di “sparare nel mucchio“, sebbene apparentemente allettante, rischia di diventare controproducente.
Capire a chi interessa il prodotto che promuoviamo, di fatto, implica riuscire a gestire con il mirino la propria rete di contatti e saper esporre gli argomenti più adatti, caso per caso. Inviare email promozionali a chiunque si trovi nei nostri contatti, al di là di un’evidente violazione della privacy (senza contare che non tutti i nostri amici hanno gli stessi interessi), rischia di delineare un’immagine di noi (o del nostro brand) piuttosto scoraggiante e poco produttiva, della serie “ti supplico di visitare il mio sito, non lo ha notato nessuno finora“. Diverso è il caso in cui proponiamo nel nostro sito un form di iscrizione al quale è possibile aggregarsi spontaneamente fornendo nome – non serve il cognome, scrivono i marketer più “navigati” -  ed un indirizzo email funzionante.

A quel punto pero’ scatta una domanda piuttosto insidiosa, che poi è al centro dell’attività stessa: per quale motivo un cliente dovrebbe avere voglia di iscriversi?

Offrire le giuste motivazioni è importante

Una risposta classica che si può dare è relativa ad esempio all’opportunità per i nuovi iscritti di usare gratuitamente un servizio a pagamento; in alcune nicchie di mercato è tipico, inoltre, offrire una risorsa gratuita esclusiva per gli iscritti, oppure un bel coupon o codice sconto per l’acquisto. La cosa fondamentale è che tutti gli iscritti alla nostra lista di email siano accomunati da un minimo di interessi comuni perchè, ad esempio, sono provenienti dal nostro blog mediante ricerche mirate, e per questo siamo relativamente sicuri che si tratti di persone che gradiranno – questo è il punto fondamentale – ricevere email sull’argomento. In altri termini, fermo restando i presupposti di cui sopra ci serviranno:
  • un form di iscrizione alla mailing list;
  • un software di gestione delle liste.
Questo ci porta a delinare la struttura di qualsiasi strategia di email marketing nei seguenti termini:
1) anzitutto, anche se la cosa può sembrare banale, bisogna focalizzare un prodotto o un servizio da promuovere; può trattarsi di un software a pagamento per un uso specifico, un videogame originale sviluppato da noi o altro ancora. Quello che è importante è assicurarsi che esso sia di qualità, e che soddisfi le potenziali aspettative che si verranno a creare su di esso. Di fatto il prodotto/servizio potrebbe essere anche semplicemente il nostro blog, per quanto trovi personalmente l’uso dell’email marketing piuttosto insolito per procurare solo traffico (per quanto adatto se state vendendo qualcosa tramite il blog, ad esempio).

2) A questo punto è indispensabile trovare un pubblico interessato, e farlo in modo efficente implica varie fasi anche non prettamente informatiche (una generica analisi di mercato, per esempio, oppure la contestualizzazione materiale del prodotto presso un convegno dedicato all’argomento, presso un’azienda e via dicendo). In questa fase si può pensare di raccogliere gli indirizzi email di coloro che vorranno fornirceli allo scopo di offrire specifiche informazioni commerciali sul prodotto, offerte speciali, demo o sconti esclusivi.

3) Come ultimo step, cercheremo di delineare una pianificazione delle attività di email marketing, e per evitare possibili intasamenti delle caselle di posta altrui dovremo pensare di dilazionare nel tempo. Molte soluzioni software per il marketing via posta elettronica, ad esempio, permettono di schedulare gli invii pianificandoli singolarmente per ogni iscritto, ad esempio non più di un invio al giorno ed in questi termini:
  • il giorno dell’iscrizione possiamo inviare una email di conferma di iscrizione e/o di semplice benvenuto;
  • il giorno dopo sarebbe il caso di mantenere la promessa iniziale, inviando subito il codice sconto, ad esempio;
  • nei giorni successivi si può pensare di comunicare altri omaggi esclusivi che contribuiranno a costruire un’immagine positiva del nostro brand (a prescindere dalle visite al sito, di fatto); se state pensando a report, tutorial e guide gratuite per la vostra nicchia che siano esclusive, siete sulla buona strada. Per la cronaca, se vi iscrivete alla mailing list di HubSpot riceverete una schedulazione di comunicazioni piuttosto su questa falsariga.
Altra cosa importante da accertarsi è che ogni email riporti nel footer il link per la disiscrizione: non fosse altro che a volte l’argomento ci interessa ma preferiamo non ricevere troppe comunicazioni nella nostra casella di posta. In altri casi, più semplicemente, ci siamo semplicemente stancati di ricevere informazioni su quel prodotto. Al tempo stesso, l’inserimento a fine di ogni comunicazione dell’ubicazione e dell’ indirizzo del nostro ufficio non guasta di sicuro: esso infatti contribuisce a dare una corrispondenza fisica e reale all’azienda, il che per molti può risultare rassicurante (e mi includo nel gruppo di persone che lo credono, per inciso).

Cinque possibili alternative gratuite per l’email marketing


Di fatto quando si decide di attuare una strategia di questo genere ci sono una serie di difficoltà operative: non possiamo pensare, infatti, di scrivere a mano a tutte le persone interessate perchè sarà sempre più difficile tracciarle nel tempo, rischieremmo di inviare comunicazioni duplicate, senza contare che i programmi di posta offerti dagli hosting possono essere piuttosto restrittivi sul numero di email inviabili (cosa ancora più importante, spesso vietano esplicitamente tutte pratiche di email marketing).
È chiaro dunque che abbiamo bisogno di un servizio web esterno che:
  • ci permetta di impostare facilmente la nostra landing page di iscrizione (con un bel form essenziale del tipo nome e indirizzo email);
  • consenta di gestire facilmente la lista di iscritti e comunicare con loro.

Autoresponder… chi era costui?

Il primo servizio che mi viene in mente di suggerire, anche se si tratta di un’opportunità piuttosto basilare, è offerto quasi sempre gratuitamente nel piano di hosting del nostro sito: si tratta di quello che comunemente viene definito “autorisponditore” o autoresponder il quale, in sostanza, rappresenta un indirizzo email virtuale che potete creare e diffondere (ad esempio admin@tuodominio.it); esso risponderà in automatico a chi ci scrive, dandoci l’opportunità di comunicare riservatamente agli iscritti il famoso coupon promozionale.

Un risponditore automatico si imposta una volta per tutte e vi lascia il semplice incarico di diffondere l’indirizzo in questione su tutti i canali che desiderate; tuttavia le sue opportunità sono limitate dal fatto che, ad esempio, potete solitamente impostare un singolo invio per ogni iscritto, cosa che in certi casi risulta piuttosto restrittiva e non permette ovviamente di schedulare gli invii come suggerivo prima.

È bene sapere quindi che esistono strumenti venduti abitualmente come Software-as-a-Service, per i quali cioè non paghiamo il possesso materiale bensì l’utilizzo che ne facciamo nel tempo (mediante browser e, di solito, con piani prepagati): essi vengono proposti spesso in prova gratuita per un numero limitato di invii, come l’ottimo GetResponse o il diffusissimo Aweber, e per inciso a volte possiedono costi abbordabili anche per le piccole realtà aziendali. Di fatto, pero’, qualsiasi costo deve essere giustificato, e non sempre vale la pena di investire su soluzioni a pagamento. A questo punto, di fatto, la scelta di software di email marketing gratuiti permette di lavorare e testare diverse strategie in modo libero e senza costi, a patto di riuscire a configurarli ed utilizzarli correttamente. Eccovi, per concludere, una lista di 5 soluzioni free per fare email marketing.

1) Mailsend3r
Il primo prodotto di questa lista è italiano, e possiede tutte le caratteristiche che ci servono quali: gestione indirizzi, template personalizzati, archivio mail inviate, statistiche, email con conferma di lettura, schedulazione ed altro ancora. Unico problema di questo tipo di soluzione sembra legato alla licenza, che nel sito ufficiale pare essere di attribuzione e non commerciale: quindi dobbiamo lasciare intatto il riferimento agli autore e non possiamo (cosa alquanto strana per una soluzione di email marketing) utilizzare il programma a fini commerciali.

2) phpList
Funziona con l’accoppiata classica PHP / MySql e permette di gestire più campagne di email marketing; cosa ancora più interessante, viene fornito da qualche tempo come servizio hosted (senza bisogno di alcuna configurazione) ed è completamente gratuito nel limite di 300 invii al mese (per chi inizia ora ad addentrarsi in questo mondo, dovrebbe andare più che bene). Un esempio di pagina di sottoscrizione è visibile a questo indirizzo; un po’ difficile da configurare, secondo me, ma vale la pena provarci almeno una volta visto che è davvero molto potente.

3) poMMo
Si tratta di una soluzione web-based costruita con PHP e che fa ampio uso di AJAX, piuttosto facile da utilizzare e con l’opportunità di gestire vari gruppi di contatti, personalizzare le intestazioni delle mail, schedulare, rimuovere o mettere in pausa le campagne e dare l’opportunità agli utenti di disiscriversi facilmente. Decisamente più semplice da installare del “parente” phpList, richiede comunque familiarità con l’ambiente di hosting e le sue configurazioni (FTP, PHPMyAdmin e via dicendo).

4) DadaMail
Soluzione free apparentemente promettente e piuttosto avanzata, se non fosse che la procedura di installazione è basata su CGI/Perl con MySQL e non sembra essere troppo user-friendly. Progetto realizzato originariamente in ambito universitario, è pur sempre web based ma dovrebbe essere preso in considerazione esclusivamente dagli utenti più esperti.

5) Animus Mailing List
Altra soluzione PHP-based più essenziale delle altre, free anche se non open source (tutto in un singolo file criptato!): non è il probabilmente massimo a livello grafico ma compie il suo sporco lavoro, permettendo ad esempio l’impostazione di header e footer personalizzati o rendendo impossibile aggiungere un indirizzo senza il consenso (link di conferma) da parte del ricevente. Certamente da tenere in considerazione per i più esperti, ricordando che per l’installazione è necessario impostare i permessi sul file system Linux di destinazione (CHMOD 755), mentre per i server Windows non vi è garanzia, di fatto, che il tutto funzioni sempre correttamente. Ricordate sempre, infine, di cambiare la password al primo utilizzo.

Faccio presente per completezza che il corretto funzionamento di questi software in ambito web è possibile solo disponendo di web hosting che abbiano gli opportuni requisiti: ad esempio verificate sempre che il limite massimo di email inviabili sia coerente con il volume di traffico che avete intenzione di generare, e per maggiore sicurezza chiedete all’hoster se potete effettivamente attivare una cosa di questo tipo. Il rischio è quello di vedersi chiudere l’account con facilità per abuso di risorse (specie quando esse siano shared), e ciò rende il mondo dell’email marketing pratico non proprio alla portata di chiunque a meno di voler ricorrere a soluzioni commerciali.

F o n t e : webhouseit.com

GUADAGNO ONLINE

D’accordo, è ora di mostrare le carte!
Alzi la mano chi è stanco di ascoltare dei cosiddetti guru che dispensano consigli su come diventare milionari in 5 semplice passi!
La mia è alzata…e la tua?
Parliamoci chiaro, non sono fesso e neanche tu!
Se hai creato il tuo business su Internet allora sai quanto è stato difficile.
Per questo, ogni volta che qualcuno ti mostra quanto ha guadagnato con la sua SUPER-MEGA-ULTRA strategia o sistema, prima sorridi e poi clicchi indietro. Non ci caschi!
Sai bene che quelle strategie non raccontano tutta la verità.

Perché, per esempio:
• Non ci mostrano quanto tempo e soldi ci vogliono veramente?
• Non ci dicono quali sono le problematiche legate a lavorare con Internet?
• Non ci parlano di quanto è veramente difficile quando inizi da zero?
Per questo motivo, oggi, la verità provo a raccontarla io…
Cominciamo!


Verita #1: O sei pronto a combattere, oppure…sarai subito sconfitto!


Troppi imprenditori wannabe toppano subito quando:
● Credono di avere l’idea del secolo, e che mettendola in atto diventeranno sicuramente ricchi
● Hanno un’idea poco originale, e non appena vedono i primi concorrenti prendono paura, chiudono bottega e corrono dalla mamma
In entrambi i casi, queste persone non mi sembrano degli imprenditori lucidi!
I primi sbagliano perché non sanno che una carenza di competizione non è un buon segno. Agli albori del web forse potevano essere sulla strada giusta, ma oggi il web è grande (non saturo), cresciuto ed evoluto, pertanto è naturale che ci sia competizione.
I secondi sbagliano perché, al contrario, vedono la concorrenza come un fattore negativo, e quindi credono che entrando in quel determinato mercato verranno subito schiacciati da chi è arrivato lì prima di loro.
La verità è semplice. Per vincere e quindi per guadagnare su Internet, devi avere le spalle larghe ed essere sempre pronto a competere! E’ un’antica legge della natura. Darwin lo aveva capito e Bob Marley ne aveva cantato “only the fittest of the fittest shall survive!”
Se non te la senti di competere, nessun problema, non hai niente da perdere. Ma ricorda che se non competi online… non guadagni online …punto.


Verita #2: Se lo costruisci e basta… non verranno!


Ormai lo avrai capito che creare un sito e caricare qualche foto e qualche testo non basta a portare traffico.
Lo so è brutto. Anzi… frustrante.
L’errore principale che viene commesso da chi è all’inizio, è quello di sperare che creando un blog, le tasche comincino a riempirsi senza problemi…
Non fraintendermi… tutto ciò è fattibile ma a due condizioni: che ci metti o tanto tempo (ore) o tanto cash (soldi).
Non servono tutti e due quando si è all’inizio. Ne serve uno solo, ma in larga misura. Io per esempio, per coronare il sogno di una vita (lavorare e guadagnare su Internet), ho lasciato un contratto a tempo indeterminato in una grande multinazionale. Sì! Mi sono licenziato da un contratto a tempo indeterminato, dai suoi benefits e da tutte le sue sicurezze.
Oggi ho tutto il tempo del mondo a disposizione. Non ho tanti soldi ma ho tanto tempo, e lo uso tutto per il mio obiettivo. Molti come me e te si chiedono… “OK, ma quanto tempo devo investire ogni settimana?”
Ti direi che il minimo, secondo me, sono 20 ore a settimana (fai tu il conto delle ore per giorno).
Il massimo del tempo, invece, che dedicherei per raggiungere il mio obiettivo? Tutto!
Scegli tu cosa preferisci investire, ma non sperare… o meglio …non aspettarti che qualcuno porti il tuo sogno davanti alla porta di casa tua.
Scegli oggi e convivi con la tua scelta. Nell’arco di 6 mesi vedrai i primi frutti.


Verita #3: Se scegli questa strada, la tecnologia sarà il tuo padrone!


Sembra una gran cosa, e lo è! Io adoro tutto ciò che è tecnologia (escluso il telecomando della mia TV che è un reperto storico!)
Scherzi a parte… se non sei a conoscenza di come si crea un sito in WordPress, di come lo si modifica e di tanti altri piccoli dettagli… allora hai due strade:
1. O paghi qualcuno che lo faccia per te, o meglio ancora
2. Impari a fartelo da solo.
Perché la seconda opzione è migliore? Semplice! Non solo risparmierai tempo e denaro nel corso dei mesi o anni che verrano, ma ti risparmierai tante rogne.
Io ho assunto freelance in India per circa 3 anni per creare siti web dai quali promuovo prodotti in affiliazione. Solo pochi mesi fa, ho veramente preso in mano la mia vita e mi sono detto:
“Ho speso migliaia di euro in freelance…”
“Ho perso centinaia di ore ad aspettare che si dessero una mossa…”
“Ho perso un sacco di opportunità di guadagno nell’attesa…”
La verità? Se avessi saputo – come so oggi – come mettere in piedi un sito web sicuro, solido, snello e veloce avrei avviato più di 15 siti web in più lingue e in più nicchie…
Una volta che conosci le basi del web (e non parlo di programmazione avanzata), mettere in piedi un sito con contenuti e fanfare richiede poco meno di un paio di giorni. Da lì in poi è tutta promozione!
Vuoi un consiglio? Impara come funziona il tuo business a livello tecnico e sarai veramente indipendente!
Non essere dipendente, come ho fatto io, da freelance di alcun genere… scegli la tecnologia!


Verita #4: Nessuno da un euro a… Nessuno!

Ricordi Ulisse? Bella mossa contro Polifemo a dirgli che si chiamava Nessuno!
Purtroppo questa tattica non funziona con i tuoi potenziali clienti… se sei un “Nessuno”, non si fideranno di te!
Assicurati quindi, di lavorare sodo sulla tua credibilità. Deve diventare un pallino ossessivo… almeno per i primi tempi, fino a che non ti entrerà nel DNA.
Ma la dura verità #4 è proprio questa. Se nessuno ti conosce, allora nessuno comprerà mai da te.
Il motivo intrinseco è che le persone (noi inclusi), sono bombardate da offerte su offerte, da più fonti autorevoli come Amazon, Groupon, eBay e tanti, troppi altri!
Per ovviare a questo fenomeno, focalizzati nel diventare un aiuto vero per i tuoi visitatori cercando di costruire con loro un dialogo genuino. Io cerco di farlo chiedendo loro di registrarsi alla mia newsletter, attraverso la quale mantengo con loro un canale aperto. Questa lista, nei mesi e negli anni crescerà, e così potrò restare a contatto sempre con più persone.
Quindi ricorda… se il tuo nome è Nessuno, Nessuno si fiderà di te!
E ancora… per costruire un rapporto che vince l’erosione del tempo – scusa il gioco di parole – ci vuole tempo!


Verita #5: Solo una percentuale minuscola arriva al milione!


Non serve che ti mostri una statistica per dirti che sono pochissime le persone che guadagnano oltre il milione di euro lavorando con Internet.
Lo sai… è semplice statistica e logica.
Quindi che fai? Lasci perdere?
Meglio di no! Infatti… pensa piuttosto a quante persone guadagnano sotto il milione di euro! Pensa a quanti guadagnano persino sotto i € 100.000!
Più guardi verso il basso, più la base si allarga.
Adesso chiediti: “Sarei felice se guadagnassi anche solo (!!!) € 90.000, € 60.000, € 50.000 l’anno?”
Se la risposta è si, allora le tue chance di farcela sono molto più alte rispetto a chi cerca (tipo me qualche anno fà) di fare i milioni!
In più pensa a questo… lavorando su Internet, diresti adios al traffico della mattina per andare in ufficio, alle rogne legate ai colleghi, ai capi e cosi via!
Potresti andare in vacanza piu spesso… certo dovresti portarti la baracca con te – ovvero un portatile – ma saresti senz’altro più libero e forse, più contento e soddisfatto della tua vita!
Quindi, se sei all’inizio, permettimi di suggerirti di lasciar perdere il milione e di pensare ad un obiettivo più realistico. Ragiona passo per passo e le cose arriveranno!
Questo è il metodo che applico con me stesso.


Conclusione


Questo articolo sembra più un bagno di realtà che una vera guida a fare chissà cosa.
Sono sicuro però, che se sei stanco di inseguire falsi guru e false chimere, allora sei pronto per rimboccarti le maniche e fare come quelli che con Internet veramente ci vivono.
Parti dal basso. Impara il mestiere. Mettici impegno, buona volontà e anche un pò di amore. Non pensare all’obiettivo finale, ma goditi la passeggiata.
Non sono Osho, ma un semplice essere umano che è stanco di farsi fregare da falsi miti.
E tu?

F o n t e : tagliaerbe.com
 

GRAN BRETAGNA STA PER LASCIARE L'EUROPA ?

A Londra l’euroscetticismo avanza. Il sentore anti-europeo del Regno Unito non è certo una novità. Nei mesi scorsi il premier David Cameron ha, addirittura, prospettato un referendum per uscire da Eurolandia. Lo strumento referendario, pare, sia di gran moda in questo periodo. L’esempio è quello della Scozia che vorrebbe rendersi indipendente da Londra o la Catalogna che sogna l’autonomia dal governo centrale di Madrid. Ma nessuno ha mai pensato di lasciare l’Ue. 

L’adesione all’Unione europea è sempre stata caratterizzata da un atteggiamento tiepido tra i sudditi di sua Maestà, tipico di chi voleva sfruttare le possibilità del mercato unico, ma senza aderire all’euro. Come dire, solo i vantaggi e le comodità, ma senza limitazioni, possibilmente. La volontà di partecipare all’unione politica europea non è mai decollata e le motivazioni sono state spesso di tipo economico. L’incremento della crisi finanziaria, però, ha peggiorato lo scenario. L’Inghilterra non vuole più sopportare le restrizioni che da Bruxelles sono sempre più stringenti per gli Stati membri, in nome degli accordi su debiti pubblici e bilanci. Con la conseguente perdita, considerevole, della sovranità monetaria da parte dei governi nazionali.

Negli ultimi giorni dalle parti di Londra soffiano sempre più forti venti anti europeisti. Il segretario di Stato per gli Affari interni, Theresa May, alla conferenza dei conservatori, ha paventato l’opportunità di mettere in discussione la libertà di circolazione all’interno degli Stati membri dell’Unione, attaccando uno dei cardini stessi dell’Eurozona. Il 16 ottobre ha rincarato la dose, prendendosela con il mandato d’arresto europeo. A fare da spalla alla collega, ci ha pensato il ministro della Difesa, Philip Hammond, che ha parlato della necessità “di rivedere i rapporti tra Regno Unito ed Europa”. L’intervento di Michael Gove, ministro dell’Istruzione, ha rivelato che se fosse indetto un referendum per abbandonare l’Europa, voterebbe senza esitazione a favore.

Tra i motivi dell’insofferenza britannica anti-Ue ci sono, come detto, le sempre più stringenti condizioni che Bruxelles impone ai governi nazionali. In ambito scolastico, per esempio, Gove si è trovato a fare i conti con norme che limitano l’autonomia di scelta dei presidi da assegnare agli istituti. Stesso discorso vale per il welfare, ogni riforma deve tenere conto delle direttive di Bruxelles. Insomma, tra i Tory aumenta sempre di più la fronda che vorrebbe il Regno Unito fuori dall’Eurozona. E questa tendenza è confermata anche dal crescente seguito dell’Ukip (il partito euroscettico per l’indipendenza del Regno Unito), appoggiato anche dai voti di parte dei conservatori delusi. C’è, tra i Tory, chi teme che l’Ukip possa strappare un consenso considerevole alle prossime elezioni europee del 2014. A tuto questo, poi, va unito anche il motivo più importante: l’opinione pubblica sta cambiando. Sempre più britannici cominciano a credere che il posto del Paese non debba più essere nell’Ue.

L’ipotesi che il premier Cameron possa rinegoziare con Bruxelles gli accordi di adesione, è ormai troppo lontana anche perché sarebbe quasi impossibile che Bruxelles possa concedere altri vantaggi all’Inghilterra senza ottenere nulla in cambio. “Il Regno Unito continuerà ad essere il più grande beneficiario del mercato unico”, scrive il Wall Street Journal, sottolineando come, in realtà, la Gran Bretagna ha fino ad oggi sfruttato anche i vantaggi economici offerti da Eurolandia. Se davvero Cameron volesse abbandonare l’Eurozona, dovrà fare i conti con un indebolimento inglese nei confronti degli ex-partner europei. Londra rischierebbe di diventare una succursale Usa nel Vecchio Continente, con l’inevitabile isolazionismo. In ballo ci sono gli interessi di una nazione e ma anche del mercato europeo. Prima di lasciare l’Unione, occorre fare bene i conti. Per conferma, chiedere a Grecia e Spagna.

F o n t e : yahoo.com
 

MICROSOFT: E' USCITO WINDOWS 8 !

Viene presentato oggi alla stampa e sarà in vendita al pubblico da domani Windows 8, nuova evoluzione del sistema operativo Microsoft.

Ma intanto arrivano già le prime accuse della Commissione europea, secondo la quale la casa di Redmond non ha rispettato il suo impegno di proporre agli utenti la scelta fra diversi browser per la navigazione su internet: lo ha detto il vicepresidente Joaquin Almunia, spiegando che l'azienda "non ha rispettato gli impegni vincolanti£ presi con Bruxelles per consentire ai consumatori di scegliere il programma per la navigazione su internet.

Inoltre, dal febbraio 2011 al luglio scorso, milioni di utilizzatori nell'Unione europea non hanno avuto la possibilita' di scegliere un browser diverso da quello proposto dalla stessa societa'

Microsoft si era infatti impegnata nel dicembre 2009 a fornire agli utenti del suo sistema operativo una schermata di scelta per il browser di navigazione su internet, che in precedenza proponeva Internet Explorer come programma predefinito; tuttavia, con l'introduzione di Windows 7 Service Pack 1 (nel febbraio 2011, appunto), la possibilita' di scelta era scomparsa, come aveva ammesso la stessa Microsoft, che a luglio aveva presentato le scuse spiegando che si era trattato di un "errore tecnico".

Ora Microsoft ha quattro settimane per rispondere e adeguarsi alle richieste dell'Ue, se vuole evitare una multa che puo' arrivare fino al 10% del fatturato annuo.

F o n t e : libero.it
 

mercoledì 24 ottobre 2012

SPREAD, OUTLOOK, DOWNGRADE E DEFAULT

Spread, outlook, downgrade e default sono termini ormai divenuti di uso quotidiano nella cronache mediatiche. Proviamo a capire cosa indicano e come possono influenzare le scelte di investimento e la vita di tutti i giorni.

L’indicatore che fa la “differenza”
Spread è un termine inglese che corrisponde all’italiano “differenziale”. Da quando è iniziata la crisi sui mercati finanziari, il termine viene utilizzato per indicare la differenza di rendimento tra il Bund (titolo di Stato tedesco a medio-lungo termine) a dieci anni e le emissioni governative dei Paesi periferici con eguale scadenza. Così se il primo rende il 2% e il Btp il 6%, lo spread ammonta al 4%, cioè 400 punti base.

Da dove nascono le differenze di rendimento? Come sempre sul mercato, a fare il prezzo è l’incrocio tra la domanda e l’offerta. Considerato che la Germania è considerato un porto sicuro per gli investimenti, il Governo tedesco può permettersi di proporre rendimenti contenuti, trovando investitori interessati. L’Italia, che ha un elevato debito pubblico (123% del Pil), deve invece alzare l’asticella del rendimento per ingolosire gli investitori.

L’andamento dello spread aiuta a identificare lo stato di salute del Paese: se si restringe, significa che il “rischio-Italia” fa meno paura, il contrario se si amplia. Quanto più si alza il rendimento che il Tesoro italiano deve offrire, tanto più l’Italia deve spendere. Di conseguenza, il buco deve essere coperto aumentando le tasse o riducendo la spesa, a meno di non accettare che salga ancora il rapporto tra debito e Pil.

Le prospettive di un Paese o di un’azienda

Le agenzie di rating (le più famose sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch) si occupano di analizzare la qualità di un debitore (Stato sovrano o azienda) nel momento in cui emette un titolo obbligazionario. Dopo averne analizzato su diversi fronti la sua solvibilità, lo studio viene concluso con un giudizio sintetico espresso in lettere. Gli emittenti più solidi ricevono la tripla A (AAA), mentre quelle in stato di insolvenza si vedono assegnare la singola C (Standard & Poor’s si spinge fino alla lettera D). Queste indicazioni vengono prese in considerazioni dagli investitori nel momento in cui strutturano i loro portafogli.

Quando il giudizio sul merito creditizio scende – ad esempio passando da AAA ad AA -, si parla di downgrade, mentre quando migliora si ha un upgrade. Non sempre la revisione di un giudizio è accompagnata da un declassamento o da una promozione: a volte l’analisi si limita a indicare l’outlook, vale a dire la prospettiva dell’emittente nel medio periodo (dai sei mesi ai due anni). Così, uno Stato che ha visto peggiorare leggermente la sua salute finanziaria, potrà vedersi confermato il merito creditizio, ma con un outlook negativo. In questo senso, l’outlook suona come un campanello d’allarme: se il soggetto esaminato non si fa carico dei rilievi riportati nel report, rischia un downgrade in occasione della valutazione successiva.

La dichiarazione di insolvenza
Il termine default corrispondente all’espressione italiana insolvenza, che sta a indicare l’impossibilità di adempiere alle scadenze dei pagamenti del debito o di sottostare a determinate condizioni di un accordo. Uno Stato o una società è insolvente ad esempio quando non è in grado di ripagare gli interessi sui bond o di restituire il capitale giunto a scadenza. Gli ultimi tre lustri sono stati caratterizzati da una serie di celebri default: Argentina, Russia, Cina e Parmalat. I risparmiatori che avevano investito in questi asset si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano, e solo in qualche caso sono riusciti a recuperare una parte del capitale investito (spesso al termine di cause contro le banche che li avevano convinti a sottoscrivere i titoli).

F o n t e : yahoo.com
 

COME VALUTARE UN' AZIENDA

abbiamo accennato all’importanza di conoscere i valori fondamentali che identificano lo stato di salute di un’azienda. Vediamo in concreto di cosa si tratta e come possono incidere sull’andamento di Borsa.

Come leggere un bilancio
Il bilancio è una fotografia della situazione economia di un’azienda in un dato momento. Dunque si tratta di un punto di partenza imprescindibile per capire lo stato di salute e le prospettive future. Prendiamo in considerazione le voci più importanti, a cominciare dai ricavi, che esprimono la capacità di vendita di un’azienda. In teoria un aumento del fatturato sta a indicare un miglioramento della situazione, ma non è sempre così: ad esempio è possibile che i pezzi venduti siano aumentati in seguito alla scelta di ridurre il prezzo unitario, per cui a conti fatti di otterrà una contrazione dei margini.

Ebitda ed Ebita
Con grande attenzione è seguito anche l’Ebitda (acronimo di earning before interest, taxes, depreciation and amortization), che sta a indicare l’utile di un’azienda prima degli interessi, delle imposte e tasse, delle componenti straordinarie, delle svalutazioni e degli ammortamenti. In sostanza, questa voce indica la capacità dell’azienda di vendere i propri prodotti o servizi, a prescindere dalle politiche di bilancio.

Il terzo indicatore è l’Ebit, che differisce dal precedente per il fatto che sottrae all’utile aziendale solo interessi e tasse (in sostanza si tratta dell’utile operativo), senza quindi considerare le diverse possibili politiche di accantonamento. In sostanza, questa voce sta a indicare la capacità dell’azienda di vendere a un prezzo che consenta di coprire non solo i costi operativi sostenuti, ma anche il deprezzamento dei macchinari utilizzati e gli accontamenti per fronteggiare i rischi aziendali.

Altri indicatori dello stato di salute aziendale da monitorare solo l’utile netto (sottratti tutti i costi, gli ammortamenti e le imposte), il cash flow (vale a dire della capacità di generare flussi di cassa, utili a fronteggiare investimenti o fasi negative di mercato) e situazione debitoria (che sottrae spazi alla crescita futura tra somme da rimborsare e tassi di interesse da corrispondere). Così come è utile dare uno sguardo agli indicatori di mercato che possono influire sull’andamento societario, come i prezzi delle materie prime, i tassi di interesse e la situazione politica nei mercati in cui opera l’azienda.

Come scegliere i titoli su cui puntare

La ricerca del titolo sul quale investire non dovrebbe prendere in considerazione solo lo stato di salute attuale della società, ma anche le prospettive di rivalutazione futura. Fermo restando che non esistono indicatori incontrovertibili, qualche parametro di valutazione c’è.

A cominciare dai dividendi che costituiscono la quota di utili redistribuita ai soci: le aziende che distribuiscono cedole generose sono generalmente ben viste dai mercati, anche se l’analisi andrebbe fatta su un arco di tempo non limitato a un solo anno. Infatti, in questo caso un dividendo generoso potrebbe essere semplicemente frutto di una mancanza di vision su come investire le risorse, e non si tratterebbe di una buona notizia per la società. Ci sono investitori che puntano esclusivamente su aziende con un  dividend yeld (che esprime il rapporto tra il dividendo staccato da un’azione e il prezzo di mercato della stessa) elevata, dal 4% in su, ma soprattutto crescente nel tempo, a dimostrazione di una società in grado di creare sempre più valore e condividerlo con i soci.

Un indicatore seguito con grande attenzione è anche l’utile per azione (price earning in inglese), rapporto dato dall’ammontare degli utili netti di una società diviso il numero di azioni ordinarie esistenti. Il risultato misura la reddittività della società: se il rapporto esprime un valore contenuto rispetto a quello dei competitor, la società si presta a maggiori possibilità di rivalutazione. In caso contrario c’è il rischio di una sopravalutazione anche se occorre sempre ricordare che il prezzo non include solo le prospettive a breve termine, ma anche di medio periodo. Quindi, l'indicatore elevato può esprimere semplicemente una maggiore fiducia degli investitori sulle prospettive di crescita della società.

Infine va segnalato il Roe (return of equity), che misura il rapporto tra l'utile netto di una società e il suo patrimonio netto (capitale sociale più le varie riserve) a esprimere la capacità dell'impresa di far fruttare le risorse poste a sua disposizione dagli azionisti. Quindi più questo valore è alto, più la società appare redditizia.

F o n t e : yahoo.com
 

INVESTIRE IN BOND

A lungo l’investimento in bond è stato legato a una percezione di “risk free”, un concetto che valeva a maggior ragione per le emissioni degli Stati sovrani. Poi sono arrivati il crack dell’Argentina, quello di Cirio e della Parmalat, solo per citare i casi più noti, e anche sulla solvibilità di alcuni Paesi membri dell’Eurozona si è cominciato a dubitare.

I rischi
Chi decide di investire in obbligazioni deve essere consapevole di dover fare i conti con tre tipologie di rischi. Il primo è il rischio emittente, vale a dire la possibilità che la società o lo Stato non sia in grado di onorare l’impegno di restituire, a scadenza, la somma presa in prestito e corrispondere gli interessi pattuiti.
Da non trascurare anche il rischio di liquidità: alcune obbligazioni registrano pochi scambi giornalieri, per cui – qualora si volesse rivendere il titolo prima della scadenza – ci si potrebbe trovare nella condizione di accettare una somma distante dall’aspettativa.

Di solito i titoli di Stato sono di gran lunga più liquidi rispetto a quelli delle aziende, soprattutto se di piccole o medie dimensioni. Infine, per chi investe in bond in una divisa diversa dall’euro si aggiunge il rischio valuta, cioè la possibilità che la stessa si deprezzi, facendo calare il valore dell’investimento.

Inoltre va considerato anche il fattore tempo: le obbligazioni con scadenza più lunga tendono a garantire tassi più elevati nella considerazione che un lasso di tempo prolungato può lasciare maggiori spazi all’incertezza.

Il giudizio di merito
La tipologia di emittente, la durata dell’obbligazione e lo state di salute dei mercati al momento dell’emissione influiscono sul tasso di interesse garantito dai bond. Tendenzialmente, quanto più è difficile incontrare investitori interessati, tanto più occorre alzare l’asticella del rendimento.
Un aiuto a identificare il livello di rischio dell’investimento arriva dai giudizi emessi dalle agenzie di rating. Nel caso di Moody’s e Standard&Poor’s, le due più famose, viene utilizzata una scala composta dalle prime lettere dell’alfabeto. Un’emissione accompagnata dalla tripla A (cioè AAA) è considerata altamente affidabile; seguono le categorie AA, A, per poi passare allo stesso schema con la lettera B.

Le tipologie di tassi

Un altro indicatore da considerare al momento della scelta è la tipologia di tasso. Le obbligazioni a tasso fisso (l’esempio classico è il BTp) offrono la certezza di un interesse prefissato per tutta la loro durata. In cambio, non proteggono il risparmiatore dalla perdita di potere d’acquisto della moneta dovuto all’inflazione. Al contrario, i bond indicizzati ancorano il rendimento e/o il prezzo di rimborso del titolo all’andamento di un indice prescelto all’atto di emissione.

La tassazione

Le emissioni obbligazionarie corporate e bancarie sono soggette all’aliquota unica del 20%, prelievo che si applica sui guadagni. Invece, nel caso dei titoli di Stato è previsto un prelievo ridotto al 12,5%.

F o n t e : yahoo.com
 

ZLATAN IBRAHIMOVIC HA TROVATO CASA A 40.000 EURO AL MESE !

Tiriamo tutti un grosso respiro di sollievo: Zlatan Ibrahimovic ha finalmente trovato casa. Lo svedese da circa 10 giorni si è stabilito a Versailles, una sistemazione che soddisfa la moglie Helena e che, secondo quanto riportato da "Le Figaro", costerà alla famiglia dell'attaccante del Psg 40 mila euro al mese di affitto.

Dotata di una strada privata nel parco Chauchard con tre ingressi per le auto, la villa ha quattro camere da letto, una cucina ultramoderna e tante altre particolarità che ne fanno un'abitazione di extra-lusso. Ibra e famiglia avrebbero valutato più di 80 immobili, ma alla fine hanno scelto Versailles.

“All’inizio Ibra cercava casa nella Parigi più glamour – confida Laure Demeure, il presidente dell’agenzia immobiliare incaricata della ricerca della casa di Zlatan – Voleva una struttura nuova, con mobili moderni e servizi hi-tech: insomma del livello di un hotel a cinque stelle dotato di parcheggio nel sottosuolo.

(…) Sua moglie poi era rimasta dell’idea di vivere a Parigi, ma Zlatan ne aveva abbastanza di stare in hotel, e allora a un certo punto ha detto: “Basta, voglio una casa”.

40.000 euro d’affitto, interni di lusso e parcheggio sotterraneo: Ibra ha trovato la casa che voleva.

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2 MILIONI DI EURO LASCIATI IN EREDITA' AL CANE !

Nominare erede il proprio cane è una scelta discutibile, ma possibile.

Lo dimostra il recentissimo caso della signora Nicolina, pensionata  84 enne di Tagliacozzo, poco lontano da L'Aquila, che ha voluto che dopo la sua morte i suoi beni  ( un patrimonio di circa due milioni di euro tra beni mobili, immobili e terreni) passasse in blocco al suo più fedele amico, il barboncino Chicco.

Una scelta, quella della signora abruzzese, che può suscitare alcuni dilemmi morali ma che non è certo la prima nel suo genere.  Anzi. Il neo milionario cane Chicco infatti è entrato a far parte di una ristrettissima (ma nemmeno poi tanto) cerchia di animali nababbi.

Il più ricco di tutti (forse, in molti sostengono che la storia sia tutta una bufala pubblicitaria) è Gunther IV,  Pastore Tedesco figlio di Gunther III, il cane che era stato nominato unico erede della fortuna pressoché sterminata dalla contessa tedesca Karlotta Liebenstein: nel 1992 la nobile vedova, il cui unico figlio era morto in un incidente d'auto, lasciò all'animale un patrimonio di circa 100 milioni di euro, con varie proprietà immobiliari e l'obbligo di fare beneficenza e occuparsi di squadre sportive in difficoltà.

Ma se la storia di Gunther IV suscita non poche perplessità (pare avrebbe persino comprato una villa da Madonna) non c'è nessun dubbio invece sulla veridicità della storia dello scimpanzé domestico milionario Kalu: a lui, alla morte della padrona Patricia O'Neil, figlia del Conte di Kenmore e moglie dell’ex campione di nuoto australiano Franck O’Neil, sono arrivati 60 milioni di euro.

Il terrier maltese Trouble, morto nel giugno 2011, ha vissuto buona parte della sua vita nel lusso. Merito della sua padrona, Leona Helmsley, ereditiera del gruppo alberghiero Helmsley, che aveva diseredato la vedova di suo figlio e i due nipoti, a vantaggio dl cane a cui erano arrivati 12 milioni di dollari per le spese correnti più l’usufrutto della lussuosa villa  in Florida, e la possibilità di usare jet privato e Mercedes con autista.

Ci sono eco dickensiani invece nella storia di Jasper, bastardo trovato in canile dall’ereditiera Diana Myburgh, che nel 1995 lo ha poi nominato suo erede, affidandogli una fortuna di 221 mila dollari, da divedere con il suo altro cane Jason.

Stranezze da miliardari? Forse. Ma non solo, tanto che la legge è dovuta intervenire per regolamentare i casi come quello del barboncino Chicco o del Pastore tedesco milionario Gunther. In teoria, infatti, non è possibile nominare titolare di un lascito un animale, perché non costituisce un soggetto giuridico, ma è, piuttosto, a sua volta, una proprietà.

Nonostante questo però, l'ostacolo si può aggirare, nominando un tutore o un intermediario che gestisca i beni ereditati  in nome e nell'interesse del beneficiario e impegnadosi a garantirgli vitto alloggio e a provvedere al soddisfacimento di tutte le sue necessità.

F o n t e : yahoo.com
 

LACOSTE PASSA DI MANO

La guerra familiare che da tempo ha investito Lacoste potrebbe essere a una svolta.

Secondo quanto riferiscono i quotidiani del gruppo Tamedia Publications (il francese Le Matins e lo svizzero Tribune de Genève), il gruppo elvetico Maus Frères, attivo nel settore della distribuzione di abbigliamento (è anche proprietario dei grandi magazzini di lusso francesi Printemps) e già azionista di minoranza della marca del coccodrillo attraverso la sua controllata Devanlay (socia al 35% e licenziataria del “coccodrillo”) starebbe per mangiarsi Lacoste.

Lunedì scorso il nuovo presidente di Lacoste, Sophie Lacoste Dourne, 36enne figlia del 69enne Michel Lacoste, ex presidente dello stesso gruppo da lei “spodestato” col sostegno di alcuni degli eredi del famoso marchio, ha infatti dichiarato a Le Monde che non intende lasciar cadere il gruppo nelle mani della società svizzera, ma Michel, che ha subito sostenuto che la sua sostituzione sia stata decisa in modo illegittimo da parte di “un consiglio di amministrazione altrettanto irregolare”, preannunciando un ricorso in tribunale, pare ora intenzionato a schierarsi proprio col gruppo Maus.

Lo stesso gruppo che, disponendo di soli tre voti in consiglio, avrebbe finora tramato contro di lui, convincendo, sempre secondo le parole di Michel Lacoste, “metà della famiglia a schierarsi con loro per prendere il controllo, senza neppure pagare un centesimo, dell’azienda” fondata nel 1933 da Jean-René Lacoste, ex tennista  (vinse per la Francia la Coppa Davis per sei anni di fila, dal 1927 al 1932) e poi stilista di capi sportivi, morto nel 1996. Una morte che ha segnato l’inizio della lotta tra gli eredi, con una famiglia che alcuni dirigenti del gruppo descrivono “divisa tra i suoi membri” e in cui “l’odio, il risentimento e la gelosia sono diventati i motori della loro vita”.

Approfittando di queste divisioni Maus Frères, cui fanno capo anche i negozi a insegna Manor, Gant e Jumbo, oltre al gruppo tessile Aigle, potrebbe agirebbe da arbitro realizzando un sogno coltivato da tempo, acquistare il controllo della marca del coccodrillo. I suoi tre consiglieri hanno in effetti votato a favore della nomina di Sophie Lacoste Dournel, contro il parere del padre Michel, che però in attesa di eventuali sviluppi legali sembra pronto a cedere agli svizzeri il proprio 30%. Sophie e gli altri eredi hanno tuttavia almeno ancora una carta da giocare, il diritto di prelazione che obbliga chiunque voglia vendere la propria quota ad offrirla preventivamente  agli altri membri della famiglia.

A questo punto, se non altro, Michel otterrà, comunque vada, che chi vorrà comandare in Lacoste paghi un prezzo adeguato a una società che lo scorso anno ha fatturato 1,6 miliardi di euro nel 2011 con oltre 11 milioni di polo e magliette vendute in tutto il mondo, e che dovrebbe chiudere il 2012 con un’ulteriore crescita a 1,8 miliardi di giro d’affari.

Secondo le ultime stime Lacoste può valere poco più della metà di questa cifra, attorno al miliardo di euro: che siano Sophie e gli altri membri della famiglia o gli svizzeri di Maus Frères, qualcuno da qui a fine anno dovrà prepararsi a staccare un assegno di almeno 300 milioni di euro.

F o n t e : libero.it
 

FORD CHIUDE LO STABILIMENTO DI GENK

Belgio addio. Ford intende chiudere il suo stabilimento di Genk entro il 2014. E 4300 lavoratori si troveranno senza lavoro

La notizia, che era stata inizialmente diffusa da fonti sindacali, e' stata confermata dall'azienda. Nella nota diffusa dalla divisione europea di Ford si legge che la decisione e' legata al fatto che l'impianto era "sottoutilizzato" e che la chiusura portera' "a una riduzione del personale di circa 4.300 unita'". La fabbrica e' la principale fonte di occupazione nella regione fiamminga di Limbourg. 

Considerando l'indotto, i posti di lavoro a rischio sono 10.500. La produzione dei modelli Mondeo S-Max e Galaxy costruiti nello stabilimento, ha spiegato Pierre Vrancken del sindacato Fgtb, verra' proseguita fino alla conclusione del ciclo, per poi essere spostata a Valencia, in Spagna. La chiusura e' stata comunicata dal management durante una riunione straordinaria con i rappresentanti dei lavoratori, che sono stati colti di sorpresa in quanto la compagnia aveva annunciato per questo mese il lancio della nuova Mondeo, dando per scontato che sarebbe stata assemblata a Genk. Si tratta di un nuovo colpo per quella che un tempo era tra le piu' importanti industrie automobilistiche belghe, dopo la chiusura dell'impianto Opel di Anversa due anni fa e la serrata dello stabilimento Renault Vilvorde vicino a Bruxelles, avvenuto quindici anni fa.
 
Se Ford chiude, non se la passa meglio uno dei suoi concorrenti europei: lo stato francese viene in aiuto di Peugeot Citroen offrendo garanzie da 5 a 7 miliardi. Sosterra' Psa-Finance la finanziaria controllata dal gruppo automobilistco, impegnandosi ad acquistare future emissioni di titoli della banca del gruppo automobilistico sul mercato per una cifra di 7 mld di euro in tre anni. In cambio pero' il gruppo automobolistico dovra' rivedere il piano di 8 mila licenziamenti che aveva annunciato nello scorso mese di luglio. Il titolo sprofonda in Borsa, con perdite vicine al 7%.

In una giornata di annunci che certificano, una volta di più, la crisi del settore auto, sorride Volkswagen. La casa tedesca ha chiuso il terzo trimestre con un utile in aumento del 60,4% a 11,3 miliardi di euro grazie alla forte domanda mondiale. Bene anche i ricavi, saliti del 26,8% a 48,8 miliardi di euro.

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DOVE FARE IMPRESA

Dove e' piu' conveniente fare impresa ?

Singapore, Stati Uniti Germania. Ma anche Georgia, Armenia, Perù, Spagna, Bulgaria e Romania. E' l'elenco (molto ridotto) dei Paesi che precedono l'Italia nella classifica dei Paesi dove è più facile fare impresa. La graduatoria "Doing business 2013" è stata stilata dalla Banca mondiale. Al primo posto? Singapore. Sul podio Honk Kong e Nuova Zelanda. Per trovare l'Italia bisogna scendere in basso. Molto in basso: al 73° posto (su 185 Paesi analizzati). 

I problemi che affossano l'Italia sono quelli che ben conoscono tutti quelli che hanno provato ad avviare  un'impresa. Per fare due esempi: per ottenere un permesso di costruzione servono 234 giorni. E per avere l'allaccio alla corrente elettrica occorrono 155 giorni. Il confronto con la capolista è impietoso. A Singapore bastano tre giorni per avviare un'impresa, meno di un mese per ottenere un permesso di costruzione e 36 giorni per "dare luce" all'azienda. 

Non solo: in realtà il 73° è il risultato combinato di diverse graduatorie. In alcune l'Italia è ben oltre la 100° posizione. E' il caso dell'accesso al credito, del tempo necessario a ottenere licenze di costruzione. In tre parole: colpa della burocrazia. Ma  a far precipitare il Paese sono, ancora una volta, le tasse sulle imprese. L'eccessiva pressione fiscale condiziona le aziende. A dirlo è uno degli indici: il total tax rate. In pratica è il peso (in percentuale) delle tasse in relazione ai profitti. In Italia è al 68,3%: 130 posizioni più in là della capolista. Singapore registra un total tax rate del 27,6%. Ma non serve andare in Asia per trovare una tassazione molto più leggera: in Germani, per citare uno Stato europeo, la percentuale è del 46,8. 

Certo, "Doing business" non pretende di essere una graduatoria esaustiva perché non include la stabilità macroeconomica, le dimensioni del mercato e altri fattori come la corruzione. 

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IL BANCARIO CHE DIVENTA EREMITA

Era la classica "vita tranquilla" di provincia quella di Gabriele Andriotto, un bancario di Adria che, sette mesi fa era scomparso nel nulla.

La moglie ne aveva subito denunciato la scomparsa ai Carabinieri. Si erano susseguite le ipotesi più diverse: dal suicidio alla fuga in Romania. Davvero non sembrava esserci nessun neo nella vita del 48enne che nel tempo libero faceva il volontario ed era sparito così, senza lasciare tracce.

I militari dell'Arma avevano ritrovato solo la sua automobile, con dentro alcuni vestiti, abbandonata vicino all'argine del fiume, a Mazzorno Sinistro.

Ora il mistero ha finalmente trovato una spiegazione. I Carabinieri hanno ritrovato l'uomo in una pagliara abbandonata, un'antica costruzione di sassi come ce ne sono molte in Salento.

Andriotto è stato notato da un contadino del piccolo paesino pugliese di Poggiadro, incuriosito da quell'uomo che viveva cibandosi solo dei frutti della terra, da solo, come un'eremita.

Portato in caserma l'ex bancario ha rivelato la sua identità: "Volevo solo starmene un po' da solo. In fondo non facevo male a nessuno" ha spiegato ai militari che hanno proceduto, in seguito, alla perquisizione della pagliara trovando solo un giaciglio di fortuna.

Niente suicidio, dunque, per fuggire dalla routine della sua vita, divisa tra la banca, la famiglia e la Croce Verde, Andriotto aveva semplicemente deciso di fuggire in Salento.

Una meta non troppo esotica, ma sufficentemente lontana dalla sua quotidianità.

Agli investigatori che lo hanno rintracciato l'uomo ha detto di essere finalmente sereno e di aver semplicemente deciso di cambiare vita.

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lunedì 22 ottobre 2012

LAVORO ROSA

La VI edizione  della Borsa del Placement si terrà il 30 e il 31 ottobre a Bologna, tema centrale il "lavoro rosa". Allarmante lo scenario tracciato dagli ultimi dati Istat sul lavoro: il tasso di disoccupazione in Italia è pari al 10,7%, in aumento del 2,3% nei dodici mesi.

In particolare, l’occupazione registra un calo progressivo su base annua che colpisce prevalentemente le donne: nei soli mesi tra gennaio e luglio la disoccupazione femminile è salita dal 9,9% al 11,8%, confermando il primato negativo del nostro Paese nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro, con un tasso di gran lunga inferiore a quello della media europea (46,5% contro 58,2%).

Nonostante questo, sono le imprese a segnalare ancora oggi forti difficoltà nel reperimento di candidati, in particolare per posizioni professionali qualificate.

Un gap tra domanda e offerta di lavoro che aggrava lo scenario di crisi generale ma che potrebbe essere colmato proprio dalle donne, che si laureano prima e meglio dei loro colleghi maschi: sono il 25% infatti le laureate tra i 25 e i 34 anni, contro il 16% degli uomini (rapporto Ocse 'Education at a glance'). 

Le ultime rilevazioni aggiungono inoltre che, per la prima volta da settembre 2011, anche l'inattività ha ripreso a salire, soprattutto quella femminile.

Un dato che riapre una vecchia ferita: ancora tante quelle che non cercano o hanno smesso di cercare un lavoro, perché sanno che non lo troveranno, perché tanto lo stipendio se ne andrà in babysitter, perché sono influenzate da modelli culturali che le spingono a determinati percorsi di studio e scelte professionali in vista di un ruolo di moglie e madre, apparentemente inconciliabile con la carriera. 

La determinazione a coltivare i propri interessi, anche per le discipline più tecniche e specialistiche, la soddisfazione di tradurre in attività l’impegno di anni di studio, la passione per il proprio lavoro oltre che per la propria famiglia e, contemporaneamente, la voglia di non rinunciare a nessuno dei due: questi alcuni fattori che si confermano, oggi più che mai, fondamentali per determinare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

Fattori rispetto ai quali possono svolgere un ruolo strategico in primo luogo le università, oggi sempre più chiamate ad attività di orientamento, e le imprese, troppo spesso legate a criteri di segregazione orizzontale delle lavoratrici in settori e professioni a bassa specializzazione. 

Ed è proprio su queste opportunità che verte il confronto sul tema del lavoro femminile proposto quest’anno dalla Borsa del Placement 2012, l’evento in programma a Bologna il 30 e il 31 ottobre che riunisce i responsabili risorse umane delle aziende e i dirigenti degli uffici placement delle università, italiane ed estere, per allineare domanda e offerta di lavoro, rinnovare il dialogo sui percorsi di formazione e favorire l’occupazione dei neolaureati.

“La nostra occasione è di parlare con chi si interfaccia con le giovani donne quando ancora non hanno iniziato il loro percorso professionale, con la possibilità e il compito di far capire loro che il lavoro va scelto in base alla passione e alle attitudini personali. E la passione come motivazione per un datore di lavoro vale moltissimo.” – commenta Tommaso Aiello, ideatore della Borsa e CEO di Emblema, la società che la organizza.

“Ma il nostro impegno va anche dall’altra parte: ci sono infatti ancora molte aziende che devono imparare a prendere in considerazione e valorizzare le attitudini che molte donne hanno, aprendo loro nuovi percorsi di carriera, a carattere tecnico e fortemente qualificato, fino ad ora considerati di competenza maschile”.

Oltre 300 delegati in rappresentanza di 150 enti tra università italiane e straniere e aziende multinazionali sono attesi quest’anno alla VI edizione del Forum, che si conferma l’unica iniziativa di network tra il mondo accademico e dell’impresa. La Borsa – ideata da Emblema e realizzata con il sostegno di Italia Lavoro, ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale – gode del patrocinio di AIDP – Associazione Italiana Direzione Personale.

Il programma di dibattito prenderà il via il 30 ottobre alle ore 11.30 con due workshop di approfondimento rispettivamente per le università – “Le professioni tecniche come opportunità di sviluppo professionale per le donne” – e per le imprese – “Sofk skills e valorizzazione del potenziale: riconoscere il talento tra competenza e attitudine”.

Il Forum si aprirà ufficialmente alle ore 15.00 con l’intervento di Elisabetta Caldera,  HR & Organisation Director  di Vodafone Italia, che approfondirà i temi oggetto del convegno raccontando la propria esperienza di manager e confrontandosi con la platea sui progetti più attuali per la valorizzazione del lavoro femminile.

Il pomeriggio proseguirà con la Sessione Plenaria, dal tema “Il raccordo università impresa per dare valore al lavoro femminile”, e si chiuderà infine con le votazioni in diretta dei Desmo Awards, i premi che annualmente i delegati al Forum conferiscono alle migliori iniziative di Employer Branding, Campus Recruiting e Placement.

Focus della manifestazione sono comunque gli incontri one-to-one tra i career service degli atenei e i responsabili risorse umane delle aziende a cui sarà interamente dedicata la giornata del 31 ottobre: entrambi avranno a disposizione un’agenda di appuntamenti da costruire online, attraverso il portale della Borsa, nelle settimane precedenti l’evento, secondo i propri obiettivi di networking.

Confermata come di consueto la partecipazione di delegati di atenei provenienti da diversi paesi stranieri, a cominciare dall'Università della Palestina, insieme ad Albania, Canada, Marocco, Ungheria, Brasile, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera e Turchia.

F o n t e : www.lacarrierarosa.it