mercoledì 24 ottobre 2012

INVESTIRE IN BOND

A lungo l’investimento in bond è stato legato a una percezione di “risk free”, un concetto che valeva a maggior ragione per le emissioni degli Stati sovrani. Poi sono arrivati il crack dell’Argentina, quello di Cirio e della Parmalat, solo per citare i casi più noti, e anche sulla solvibilità di alcuni Paesi membri dell’Eurozona si è cominciato a dubitare.

I rischi
Chi decide di investire in obbligazioni deve essere consapevole di dover fare i conti con tre tipologie di rischi. Il primo è il rischio emittente, vale a dire la possibilità che la società o lo Stato non sia in grado di onorare l’impegno di restituire, a scadenza, la somma presa in prestito e corrispondere gli interessi pattuiti.
Da non trascurare anche il rischio di liquidità: alcune obbligazioni registrano pochi scambi giornalieri, per cui – qualora si volesse rivendere il titolo prima della scadenza – ci si potrebbe trovare nella condizione di accettare una somma distante dall’aspettativa.

Di solito i titoli di Stato sono di gran lunga più liquidi rispetto a quelli delle aziende, soprattutto se di piccole o medie dimensioni. Infine, per chi investe in bond in una divisa diversa dall’euro si aggiunge il rischio valuta, cioè la possibilità che la stessa si deprezzi, facendo calare il valore dell’investimento.

Inoltre va considerato anche il fattore tempo: le obbligazioni con scadenza più lunga tendono a garantire tassi più elevati nella considerazione che un lasso di tempo prolungato può lasciare maggiori spazi all’incertezza.

Il giudizio di merito
La tipologia di emittente, la durata dell’obbligazione e lo state di salute dei mercati al momento dell’emissione influiscono sul tasso di interesse garantito dai bond. Tendenzialmente, quanto più è difficile incontrare investitori interessati, tanto più occorre alzare l’asticella del rendimento.
Un aiuto a identificare il livello di rischio dell’investimento arriva dai giudizi emessi dalle agenzie di rating. Nel caso di Moody’s e Standard&Poor’s, le due più famose, viene utilizzata una scala composta dalle prime lettere dell’alfabeto. Un’emissione accompagnata dalla tripla A (cioè AAA) è considerata altamente affidabile; seguono le categorie AA, A, per poi passare allo stesso schema con la lettera B.

Le tipologie di tassi

Un altro indicatore da considerare al momento della scelta è la tipologia di tasso. Le obbligazioni a tasso fisso (l’esempio classico è il BTp) offrono la certezza di un interesse prefissato per tutta la loro durata. In cambio, non proteggono il risparmiatore dalla perdita di potere d’acquisto della moneta dovuto all’inflazione. Al contrario, i bond indicizzati ancorano il rendimento e/o il prezzo di rimborso del titolo all’andamento di un indice prescelto all’atto di emissione.

La tassazione

Le emissioni obbligazionarie corporate e bancarie sono soggette all’aliquota unica del 20%, prelievo che si applica sui guadagni. Invece, nel caso dei titoli di Stato è previsto un prelievo ridotto al 12,5%.

F o n t e : yahoo.com