Quello 0,01% che vale 35 miliardi:
Il banco vince. Sempre. Se per banco s'intendono quelle poche decine
di trader delle grandi banche d'investimento cui era affidato il compito
di determinare giorno per giorno il livello del Libor, allora si può
star certi che il banco, o meglio la loro banca, poteva trarne solo
benefici. Lo scandalo della manipolazione del Libor cui sono agganciati
prestiti e soprattutto migliaia di miliardi di derivati ha scoperchiato
un nuovo vaso di Pandora della finanza anglosassone.
Era del resto talmente facile "drogare" il Libor (e a questo punto si
presume anche l'Euribor) che stupirebbe il contrario. Il movente della
maxi-truffa? Il denaro, i profitti aggiuntivi ovviamente. Quanti?
Difficile dirlo ma un'ipotesi si può fare. Libor ed Euribor sono la base
su cui si muovono montagne di miliardi in derivati vari sui tassi.
Questi ultimi sono utilizzati in genere per coprire le imprese dal
rischio della fluttuazione dei tassi. Il meccanismo è che le imprese
pagano un tasso fisso a lungo termine alle banche, che ripagano con
tassi variabili riferiti al Libor (o Euribor).
Più il Libor è tenuto basso, più le banche guadagnano. Quanto? Ecco
una stima orientativa. Il mercato mondiale dei derivati sui tassi vale,
in termini nozionali, circa 504mila miliardi di dollari. Il lato
variabile è quello che normalmente impegna economicamente le grandi
investment bank e vale il 70% del totale, quindi 352mila miliardi. Basta
quindi muovere impercettibimente il Libor di solo 1 basis point, cioè
lo 0,01% per ottenere guadagni senza colpo ferire per 35 miliardi di
dollari, i profitti annui di una sola grande banca d'affari. Ma dicono
fonti autorevoli al Sole 24 Ore che l'ordine di grandezza della
sistematica manipolazione si aggirava sui 10-15 basis point. In gioco ci
sono quindi capitali sottratti alle imprese che si coprivano dal
rischio tassi per 10-15 volte il valore di 35 miliardi di dollari.
Certo, si fa notare, che il contenimento forzoso del Libor faceva
risparmiare alle imprese somme sulle rate dei prestiti, ma
l'applicazione degli spread quasi annullava tali impatti, comunque
applicati su volumi 20 volte inferiori a quelli dei derivati. Spiega
Francis Morandi, consulente di lungo corso di istituzioni finanziarie
italiane e internazionali: «Nel settore finanziario oggi ancora troppo,
specie in materia di off balance sheet e di Otc, è lasciato
all'autogoverno dei grandissimi operatori internazionali e dei loro
organismi, compreso l'International Swaps and Derivatives Association,
l'Isda.
D'altra parte sono proprio i legislatori dei paesi anglosassoni i
sostenitori di una normativa "leggera". Ma guarda caso sono proprio i
mercati di questi paesi che hanno originato certi eccessi che stanno
alla base della crisi finanziaria che stiamo ancora vivendo». Il caso
Libor è un gigantesco conflitto di interessi: le grandi banche coinvolte
erano e sono contemporaneamente sottoscrittrici dei contratti derivati
sui tassi e di fatto fissatrici del livello dello stesso tasso. Il tutto
sulla base di meccanismi fissati dalla British Banking Association e
non su transazioni reali e certificate, ma di ipotesi di condizioni di
scambio di fondi tra un manipolo di trader. Alla faccia della
trasparenza.
F o n t e : ilsole24ore.com