lunedì 15 ottobre 2012

35 MILIARDI DI DOLLARI

Quello 0,01% che vale 35 miliardi:


Il banco vince. Sempre. Se per banco s'intendono quelle poche decine di trader delle grandi banche d'investimento cui era affidato il compito di determinare giorno per giorno il livello del Libor, allora si può star certi che il banco, o meglio la loro banca, poteva trarne solo benefici. Lo scandalo della manipolazione del Libor cui sono agganciati prestiti e soprattutto migliaia di miliardi di derivati ha scoperchiato un nuovo vaso di Pandora della finanza anglosassone. 

Era del resto talmente facile "drogare" il Libor (e a questo punto si presume anche l'Euribor) che stupirebbe il contrario. Il movente della maxi-truffa? Il denaro, i profitti aggiuntivi ovviamente. Quanti? Difficile dirlo ma un'ipotesi si può fare. Libor ed Euribor sono la base su cui si muovono montagne di miliardi in derivati vari sui tassi. Questi ultimi sono utilizzati in genere per coprire le imprese dal rischio della fluttuazione dei tassi. Il meccanismo è che le imprese pagano un tasso fisso a lungo termine alle banche, che ripagano con tassi variabili riferiti al Libor (o Euribor). 

Più il Libor è tenuto basso, più le banche guadagnano. Quanto? Ecco una stima orientativa. Il mercato mondiale dei derivati sui tassi vale, in termini nozionali, circa 504mila miliardi di dollari. Il lato variabile è quello che normalmente impegna economicamente le grandi investment bank e vale il 70% del totale, quindi 352mila miliardi. Basta quindi muovere impercettibimente il Libor di solo 1 basis point, cioè lo 0,01% per ottenere guadagni senza colpo ferire per 35 miliardi di dollari, i profitti annui di una sola grande banca d'affari. Ma dicono fonti autorevoli al Sole 24 Ore che l'ordine di grandezza della sistematica manipolazione si aggirava sui 10-15 basis point. In gioco ci sono quindi capitali sottratti alle imprese che si coprivano dal rischio tassi per 10-15 volte il valore di 35 miliardi di dollari.

Certo, si fa notare, che il contenimento forzoso del Libor faceva risparmiare alle imprese somme sulle rate dei prestiti, ma l'applicazione degli spread quasi annullava tali impatti, comunque applicati su volumi 20 volte inferiori a quelli dei derivati. Spiega Francis Morandi, consulente di lungo corso di istituzioni finanziarie italiane e internazionali: «Nel settore finanziario oggi ancora troppo, specie in materia di off balance sheet e di Otc, è lasciato all'autogoverno dei grandissimi operatori internazionali e dei loro organismi, compreso l'International Swaps and Derivatives Association, l'Isda. 

D'altra parte sono proprio i legislatori dei paesi anglosassoni i sostenitori di una normativa "leggera". Ma guarda caso sono proprio i mercati di questi paesi che hanno originato certi eccessi che stanno alla base della crisi finanziaria che stiamo ancora vivendo». Il caso Libor è un gigantesco conflitto di interessi: le grandi banche coinvolte erano e sono contemporaneamente sottoscrittrici dei contratti derivati sui tassi e di fatto fissatrici del livello dello stesso tasso. Il tutto sulla base di meccanismi fissati dalla British Banking Association e non su transazioni reali e certificate, ma di ipotesi di condizioni di scambio di fondi tra un manipolo di trader. Alla faccia della trasparenza.

F o n t e : ilsole24ore.com