mercoledì 21 novembre 2012

CONTESTARE UNA MULTA COSTA 38 EURO !

Cambiano le regole sul contributo unificato per i ricorsi al giudice di pace. Bisognerà pagare anche quelli contro le infrazioni al codice stradale. La cifra sale a 70 euro se la multa supera i 1.500 euro. Più 8 euro di marca da bollo.

Poveri automobilisti italiani. Il 2010 è cominciato come peggio non poteva. Dopo aver saputo che Autostrade per l'Italia ha alzato le tariffe del 2,4%, ecco che arriva l'altra brutta notizia: da quest'anno contestare una multa costerà almeno 38 euro.

La legge Finanziaria 2010, appena approvata, ha cambiato le regole sul contributo unificato per i ricorsi al giudice di pace. Da oggi bisognerà pagare 30 euro anche per i ricorsi che finora erano stati gratuiti. Quindi anche quelli contro le infrazioni al codice stradale. La cifra sale a 70 euro se la multa supera i 1.500 euro. Più 8 euro di marca da bollo.

Questo significa che, nella grande maggioranza dei casi, solo per contestare una multa ingiusta bisognerà pagare 38 euro. Cioè l'equivalente di una sanzione per divieto di sosta (una delle più comuni) o per guida senza cinture di sicurezza. Il contributo non verrà restituito neanche se l'automobilista dovesse vincere il ricorso. A meno che la richiesta di rimborso non venga fatta direttamente da un avvocato.

Se il ricorso costerà come una multa, è facile supporre che le nuove regole avranno un forte potere deterrente. Chi riceverà una multa ingiusta da 40/50 euro, molto probabilmente preferirà pagarla subito senza neanche aprire un contenzioso. La legge, infatti, cerca di snellire il lavoro per i giudici di pace italiani, letteralmente sommersi da ricorsi e contestazioni. Nel corso del 2009 ne sono arrivati 700.000 in tutta Italia. Solo il giudice di pace di Roma ne ha ricevuti oltre 40.000.

L'altra via: la Prefettura. Ma se il giudice di pace verrà lasciato un po' più tranquillo, gli straordinari toccheranno a qualcun altro. Il ricorso presso il Prefetto, previsto dall'articolo 203 del Codice della Strada, rimane completamente gratuito. L'importante è presentarlo (anche direttamente al Prefetto tramite raccomandata con ricevuta di ritorno) entro 60 giorni dalla notifica della multa e rivolgersi alla Prefettura del comune nel quale la multa è stata comminata. Non ci sono spese né contributi da pagare ma se il ricorso dovesse essere respinto, bisognerà pagare il doppio della multa più le spese del procedimento.

Non solo automobilisti. Le regole sul contributo unificato non colpiscono solo gli automobilisti. Dal gennaio 2010 anche per i decreti ingiuntivi inferiori ai 2.500 euro bisognerà pagare il balzello. Questo per quanto riguarda il giudice di pace. Brutte notizie anche per chi ricorre al tribunale ordinario per impugnare una delibera condominiale. Se prima c'era un contributo fisso di 103,30 euro, dal 2010 si pagherà in base al valore della causa. Stesso discorso per i processi che riguardano locazione, comodato e occupazione di un immobile senza averne titolo.

Le critiche. La novità introdotta in Finanziaria non è piaciuta alle associazioni di consumatori ma neanche alla stessa Unione Nazionale dei Giudici di Pace, il cui presidente Gabriele Longo ha parlato di “una imposta improvvida che scoraggerà la richiesta di giustizia”. Longo ha fatto notare come il balzello ricadrà soprattutto sui comuni italiani: “Il 70% dei ricorsi vengono vinti dal ricorrente e le spese di giudizio saranno a carico di chi ha emesso il verbale. Nel caso delle multe fatte dai Vigili Urbani, quindi, sarà il Comune a pagare”.

Duro anche il magazine automobilista.it, secondo il quale il contributo unificato sarebbe incostituzionale. Secondo il sito, infatti, il contributo non rispetta l'articolo 111 della Carta perché “rappresenta un privilegio in favore della Pubblica Amministrazione, non essendoci più parità delle parti in contraddittorio”.

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