mercoledì 28 novembre 2012

L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SI TROVA NEL WEB

Possono il web e l'innovazione tecnologica digitale essere una delle risposte alla crisi, soprattutto per le piccole e medie imprese? Molti studi autorevoli giungono proprio a questa conclusione. Ha iniziato l'Istat quando ha affermato che poco meno del 2% del PIL italiano (1,8 per la precisione) era prodotto dall'economia digitale (poco più di 32 miliardi di euro di valore, secondo Boston Consulting). Su questa riga è intervenuta la stessa Facebook che ha pubblicato uno studio secondo il quale solo il suo indotto, ovvero le imprese che usufruiscono dei servizi digitali messi a disposizione dal Social Network blu,  vale qualcosa come 2,5 miliardi di euro, solo in Italia.

Tornando al PIL digitale, i margini di crescita in Italia sono davvero ampi, se è vero che in Inghilterra e Germania, la percentuale del prodotto Interno lordo generato dai processi innovativi digitali è ben assestata intorno al 7% e, per il nostro Paese, le stime danno un 4,3% entro il 2015. I provvedimenti del Governo Monti a sostegno dell'Agenda digitale, per quanto discussi, proprio da chi sul web già ci lavora, vanno proprio nella direzione di sostenere la digitalizzazione delle aziende e della Pubblica Amministrazione.

Affaritaliani.it ha fatto un piccolo viaggio, in due puntate, per capire se e quanto sia vero che la svolta digitale possa essere un antidoto possibile alla crisi. In questa prima parte parlano i numeri e gli studi. Nella seconda invece parleranno i piccoli imprenditori che la svolta l'hanno fatta. Le sintesi  e i problemi sul tavolo verranno poi discussi in una tavola rotonda a Roma, in occasione della presentazione del Rapporto Piccole Imprese di UniCredit (guarda qui il programma), che Affaritaliani.it trasmetterà in video diretta. In quell'occasione si potranno anche porre domande direttamente ai relatori via Twitter, attraverso l'hashtag #rapportopi2012.   

Dicevamo dei numeri. Due importanti studi, uno di McKinsey e uno di Boston Consulting lasciano pochi dubbi sulla "forza" che la digitalizzazione può trasmettere alle aziende, soprattutto se piccole. Secondo l'indagine McKinsey le imprese che fanno ampio ricorso alle tecnologie web crescono più del doppio rispetto alle imprese che ne fanno poco uso. Nel periodo 2006-2009 infatti le prime registrano una crescita media annua del 13% contro il 6,2% delle seconde. A metà strada si collocano le imprese a media intensità di web (7,4%).

Risultati analoghi emergono dall'indagine Boston Consulting Group condotta su 1000 imprese italiane. Le PMI più digitalizzate presentano indicatori migliori rispetto alle altre riguardo a crescita, internazionalizzazione, occupazione e produttività.

In particolare, le imprese classificate come "online-attive" - ossia che dispongono di un sito ed effettuano attività di marketing o di vendita in Rete - hanno registrato negli ultimi tre anni un incremento annuo del fatturato dell'1,2%, contro il -2,4% delle imprese "solo-online" (ossia dotate di un sito ma che non svolgono attività di marketing o di vendita in Rete) e il -4,5% delle imprese "offline" (prive cioè anche di pagina web). Il 65% delle imprese "online-attive" ritiene di aver ottenuto vantaggi di produttività grazie alla digitalizzazione, contro il 28% di quelle "solo-online" e il 25% delle "offline". Inoltre, il 34% delle imprese "online-attive" ha aumentato negli ultimi 5 anni il personale, contro l'11% delle imprese "offline". Infine, le imprese "online-attive" mostrano un'incidenza del fatturato estero (14,7%) doppia rispetto alle "solo-online" (7,7%) e più che tripla rispetto alle "offline" (4,1%).

Numeri che lasciano pochi dubbi. Ma cosa significa "digitalizzare"? Significa effettuare un salto qualitativo rispetto al passato notevole ottenendo forti aumenti di produttività e di qualità, abbattendo i costi, a fronte di investimenti estremamemente contenuti. Le caratteristiche delle nuove tecnologie sono infatti pervasive, investono orizzontalmente tutti i settori e possono essere adottate da qualunque impresa, a prescindere dalla dimensione.

Con la digitalizzazione cambia il modo di produrre, di scambiare e di comunicare. Le modifiche organizzative dovute alle nuove tecnologie incidono profondamente su ogni fase della catena del valore aziendale e sui rapporti di lavoro, richiedendo una diversa capacità di coordinamento, più flessibile e attenta al risultato. Proprio grazie a queste caratteristiche, la digitalizzazione è unanimemente riconosciuta come un fattore propulsivo di crescita dei Paesi. La stessa Commissione europea, nell'ultimo rapporto annuale sulle PMI, enfatizza il ruolo delle imprese high-tech manifatturiere e ad alta intensità di conoscenza dei servizi nel determinare incrementi di produttività a livello globale.

F o n t e : libero.it