sabato 17 novembre 2012

DA BANCARIA A VINICOLA

Questa è la storia di Chiara Innocenti... Da bancaria a vinicola:

1- Perché hai deciso di lasciare il tuo posto in banca ed avviare un’azienda agricola?
Per vari motivi. Con la mia amica Francesca, che ora è mia socia in affari, si era sempre parlato di realizzare qualcosa insieme. Lei è un’enologa e prima di Tunia lavorava per una cantina di Como. Eravamo stanche del lavoro da dipendente. Poi la banca in cui ero assunta è stata investita dalla crisi, il clima aziendale è peggiorato e molti di noi, soprattutto i più giovani, hanno iniziato a guardarsi intorno per trovare un’alternativa a quell’occupazione. La mia amica ed io ci siamo dette “ora o mai più”, così nel corso del 2008 abbiamo cercato un’azienda vitivinicola in Toscana da poter rilevare. Io sono originaria di Piombino e in questo modo mi sarei riavvicinata a casa, lei ha studiato a Pisa ed è affezionata al territorio. In pochissimo tempo abbiamo individuato quello che faceva al caso nostro, una proprietà ricavata dal frazionamento di un’estensione di 300 ettari appartenente all’università di Firenze. Nel luglio 2008 ho dato le dimissioni e a dicembre abbiamo concluso le trattative di acquisizione.

2- Quali sono state le difficoltà iniziali?
Doversi reinventare completamente. Sia io che la mia socia non eravamo abituate a non aver nessuno che ci dicesse cosa fare. In secondo luogo la creazione del giro d’affari per la tua azienda, se non sei abbastanza brava rischi di far passare troppo tempo senza concludere nulla. La maggiore difficoltà è stata però quella di impostare un sistema di lavoro che poi diventerà quello su cui baserai tutta la tua attività.

3- Avete ricevuto sovvenzioni da enti terzi?
Quando ci siamo insediati no. Fin dall’inizio ci siamo costituiti come società e il settore primario, allo stadio dell’insediamento, non prevede contributi per le società ma soltanto per le persone fisiche. Abbiamo in seguito goduto di fondi europei quando abbiamo ristrutturato i vigneti.

3- Hai dovuto studiare per prepararti ad un contesto lavorativo sconosciuto?
Quello che ho fatto all’inizio è stato affiancare la mia socia, che possiede le giuste competenze nell’ambito produttivo. La parte amministrativa e gestionale – quella di cui mi occupo io – allora non esisteva ancora perché l’azienda era appena nata. Stavo sempre con lei per imparare tutto quello che c’era da sapere sull’enologia. In più ho iniziato a frequentare la CIA, la Confederazione Italiana degli Agricoltori, ed è stato fondamentale perché ho capito come ci si deve muovere nel mondo agricolo, un mondo che allora non mi apparteneva.

5- Sei soddisfatta della tua scelta? Quali sono i pro e i contro?
Sono soddisfatta, perché lavorare a qualcosa che è tuo non ha eguali, è fonte di entusiasmo. Mi manca la vita di città perché è più dinamica e vivace ma la campagna ti dà l’indubbio vantaggio di essere a contatto con la natura e la possibilità di riscoprire se stessi.

6- Cosa pensi del settore agricolo italiano?
Quello dell’agricoltura è un mondo affatto banale per chi non c’è nato o non proviene da una tradizione contadina. Segue logiche tutte sue, diverse da quelle dell’ambito produttivo generale. E’ però anche molto stimolante perché è tutto da inventare dal punto di vista imprenditoriale dato che su alcuni aspetti sconta un ritardo notevole. 

7- In che senso?
Manca della spinta imprenditoriale, in molti casi si tratta di contadini che operano in un regime di autosussistenza. Ora le cose stanno cambiando ma le aziende strutturate allo scopo di far reddito sono ancora poche. E’ un contesto difficile soprattutto per chi vi si inserisce per la prima volta perché non ci sono punti di riferimento. Non si può dire “c’è questa azienda che fa quello che voglio fare io e quindi la copio”, bisogna ingegnarsi ed inventare ex novo.

8- Quindi la tua laurea in marketing ti è tornata utile.
Le conoscenze economiche mi hanno aiutato tantissimo. E’ curioso notare come i casi aziendali proposti all’università non considerino mai le aziende agricole. Eppure scopri che sono perfettamente riferibili anche a queste. Io sono fortunata perché produco vino e il marketing tradizionale è applicabile alle aziende vitivinicole. Probabilmente se producessi grano il discorso sarebbe diverso.

9- Quale strategia economica e di marketing avete attuato per lanciare Tunia?
Essendoci formati nel 2008 non abbiamo ancora oggi la gamma completa dei vini a disposizione. Quest’anno però abbiamo cominciato a partecipare alle fiere di settore, quelle più piccole, più mirate, quelle dove è più facile essere notati e riconosciuti. Spingiamo molto sul marketing online con un sito dinamico, la presenza sui social network e un piano di e-commerce, mezzi che molti nostri diretti concorrenti non hanno ancora esplorato. Ovviamente stiamo stringendo accordi con i ristoranti, prima a livello locale ma con l’idea di estendere sempre di più la rete di contatti. Pensiamo anche all’esportazione, che è fondamentale. Per ora non abbiamo la quantità di vino sufficiente per la distribuzione all’estero ma durante le fiere iniziamo a prendere contatti con potenziali acquirenti internazionali.

10- Il ritorno economico è soddisfacente?
Bisogna scordarsi lo stipendio fisso a fine mese, questo è certo. Possono trascorrere anche dieci anni prima che un’impresa agricola sia redditizia. I pochi soldi che guadagniamo ora vengono reinvestiti. I sacrifici sono molti ma li avevamo messi in conto.

11- Che consigli puoi dare a un giovane interessato a cimentarsi in un’avventura come la tua?
Di pensare sempre che si tratta di un’attività imprenditoriale, anche se in campo agricolo. Di non aver paura di far fatica. Di essere pronti a “metterci sempre la faccia” e per questo di essere disposti a lavorare il doppio rispetto a quando si è dipendenti.

12- Cosa prevedete per il futuro?
Quando saremo riusciti risolvere le questioni burocratiche legate alla ristrutturazione dei fabbricati che abbiamo acquistato insieme ai terreni, ci piacerebbe organizzare delle attività collaterali, come iniziative di agricoltura sociale, progetti con le scuole, degustazioni in cantina accompagnate da letture o spettacoli teatrali.


Chiara Innocenti, 35 anni, una laurea in economia e un posto in banca. Fino a quando nel 2008 non decide di abbandonare tutto, trasferirsi a  Civitella in Val di Chiana (AR) e fondare con un’amica enologa un’azienda vitivinicola a cui dà il nome della divinità etrusca preposta alla maturazione dei frutti, Tunia. Oggi, lontana dalla frenesia metropolitana e da capi a cui dover rendere conto, Chiara produce e vende vini, grappa e olio sotto il caldo sole della Toscana. Ecco il racconto di come è diventata imprenditrice agricola.  

F o n t e : libero.it