L'azienda annuncia: "Il provvedimento di sequestro del Gip comporterà in modo immediato l'impossibilità di commercializzare i prodotti e la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo". La Fiom non ci sta: "Restate in fabbrica"
La decisione dopo i sette arresti, di cui tre in carcere decisi dalla Procura. Tra Coinvolti il vicepresidente del Gruppo, Fabio Riva,
l'ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso, l'ex consulente
Girolamo Archinà e l'ex consulente della procura Lorenzo Liberti. Indagati il presidente Ferrante e il dg Buffo. Nel mirino le pressioni sulle pubbliche amministrazioni. I dettagli
I pm: "Il diritto alla vita e il diritto alla salute non siano comprimibili dall'attività economica". Bonelli (Verdi): "Un infame chi ha svenduto la salute dei cittadini". Ferrante: "Accuse strumentali, resto al mio posto"
Il gip: "Regia di Vendola dietro le pressioni all'Arpa". Il
presidente della Regione in un'intercettazione diceva ad Archinà: "Di' a
Riva che non mi sono defilato"
L'OPERAZIONE DELLA FINANZA - La Guardia di finanza ha eseguito
una serie di arresti e sequestri a Taranto nei riguardi dei vertici
dell'Ilva e di esponenti politici nell'ambito dell'inchiesta 'Ambiente
venduto'.
Sotto la lente degli investigatori una serie di pressioni che l'Ilva avrebbe effettuato sulle pubbliche amministrazioni per ottenere provvedimenti a suo favore e ridimensionare gli effetti delle autorizzazioni ambientali.
Sono sette gli arresti effettuati in totale, quattro ai
domiciliari e tre in carcere. Tra le persone raggiunte dalle misure
cautelari ci sono Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva e
figlio di Emilio Riva (gia' ai domiciliari dal 26 luglio scorso) e
fratello di Nicola Riva (anche lui ai domiciliari dal 26 luglio); Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto anche lui ai domiciliari; Michele Conserva, ex assessore all'Ambiente della provincia di Taranto dimessosi nei mesi scorsi; Girolamo Archina',
ex consulente dell'Ilva, addetto ai rapporti con le pubbliche
amministrazioni e licenziato dall'attuale presidente dell'Ilva, Bruno
Ferrante, ad agosto quando emersero i primi particolari dell'inchiesta
'esplosa' oggi. La seconda ordinanza riguarda una serie di sequestri,
attualmente in corso.
INDAGATI IL PRESIDENTE FERRANTE E IL DG BUFFO - Anche
il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante e il direttore generale
dell'azienda, Adolfo Buffo, sono coinvolti nell'inchiesta che ha portato
all'emissione di sette ordinanze di custodia cautelare e al sequestro
dei prodotti finiti/semilavorati. I due dirigenti hanno ricevuto
altrettanti avvisi di garanzia. In carcere sono finiti Fabio Riva,
ammistratore delegato dell'Ilva, Luig Capogrosso, ex direttore delle
stabilimento l'ex consulente Girolamo Archina'. Ai domiciliari invece
Emilio Riva, presidente della capogruppo della Riva Fire; Lorenzo
Liberti, gia' presidente della facolta' di Ingegneria ambientale
dell'universita' di Taranto e Michele Conserva ex assessore all'ambiente
e l'ingegner Carmelo Dellisanti della Promed Engineering. Il sequestro
preventivo riguarda i prodotti finiti/semilavorati realizzati, in
violazione delle misure cautelari adottate a luglio.
ARRESTATI ACCUSATI DI CORRUZIONE E ASSOCIAZIONE DELINQUERE - Sette
arresti, di cui tre in carcere, e sequestro di prodotti finiti: esplode
l'inchiesta della Procura di Taranto sull'Ilva. Le accuse sono
corruzione e associazione a delinquere. Tra le persone arrestate vi sono
il vicepresidente del Gruppo, Fabio Riva, l'ex direttore del
siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, l'ex consulente dell'Ilva,
Girolamo Archina', e l'ex consulente della procura di Taranto Lorenzo
Liberti, gia' preside della Facolta' di Ingegneria a Taranto. Proprio
Liberti, secondo la tesi dell'accusa, sarebbe il destinatario di una
'mazzetta' di 10mila euro che Archina' gli avrebbe consegnato nel marzo
2010 in una stazione di servizio lungo l'autostrada Taranto-Bari. I
soldi dovevano servire, sempre secondo l'accusa, ad attenuare la perizia
che Liberti, assieme ad altri esperti, stava conducendo su incarico
della Procura di Taranto relativamente all'impatto dell'inquinamento da
diossina sulle condizioni di vita e salute della popolazione tarantina.
L'Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma
ha affermato che quei soldi Archina' avrebbe dovuto versarli come
donazione alla Diocesi di Taranto. Tra i provvedimenti adottati oggi
c'e' anche il sequestro delle merci finite, in partenza dal porto di
Taranto, prodotte dall'Ilva. La misura sarebbe stata adottata perche'
Ilva avrebbe violato le prescrizioni del sequestro adottato
dall'Autorita' Giudiziaria, nel luglio scorso, sugli impianti dell'area a
caldo. Sequestro che non prevede la facolta' d'uso a fini produttivi
degli impianti del siderurgico.
BONELLI(VERDI), INFAME SVENDERE SALUTE DEI CITTADINI -
"Non c'e' nulla di piu' infame che svendere la salute dei cittadini".
Lo dichiara il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Il
sistema Taranto si e' dimostrato un sistema di illegalita' e corruzione
degno di una vera e propria organizzazione criminale che non si e' fatta
scrupoli a lucrare sulla vita delle persone. Siamo convinti che il
'sistema Taranto' potrebbe essere il sistema che viene utilizzato nella
maggior parte delle aree inquinate dove i cittadini, la loro salute e la
loro vita sono le prime vittime di chi specula sull'inquinamento e
opera nell'illegalita'". "Quello di Taranto sara' il processo ambientale
piu' importante nella storia d'Italia. Quello che ci preoccupa, pero',
e' l'incapacita' da parte del governo di fornire alla citta' una
prospettiva politica, economica e occupazionale alternativa ad una
citta' dove si muore d'inquinamento - spiega il leader ecologista - Con
il tentativo di minimizzare l'emergenza ambientale e sanitaria e con la
ricerca di soluzioni utili all'azienda piu' che ai cittadini si e'
perso, volutamente, del tempo prezioso mentre l'unica istituzione ad
aver compreso le proporzioni del dramma e del disastro e' stata la
magistratura che sta facendo rispettare la legge". "Solo con la
dichiarazione di Area No-tax si potrebbero attirare a Taranto 300 nuove
aziende pronte a dare tanta occupazione 'pulita' - conclude Bonelli - Ma
da quest'orecchio la politica ed il governo continuano ad essere sordi e
a difendere un sistema produttivo diossina-dipendente".
I PM "DIRITTO VITA E SALUTE NON SONO COMPRIMIBILI" -
E' di sette arresti il bilancio dell'operazione della guardia di finanza
di Taranto che ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare,
perquisizioni e sequestri per la Ilva. Delle tre ordinanze in carcere
(le altre quattro riguardano gli arresti domiciliari), una e' nei
confronti di Fabio Riva che allo stato e' irreperibile. Due dei
provvedimenti si riferiscono a procedimenti autorizzativi rilasciati
dalla Pubblica amministrazione per materie ambientali e discariche, gli
altri cinque invece sono riferiti al cosiddetto "filone Ilva" per il
quale da luglio scorso e' in atto un sequestro per disastro ambientale
degli impianti dell'area a caldo. Le ipotesi di reato vanno
dall'associazione a delinquere (finalizzata al disastro ambientale
aggravato e all'omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul
lavoro, avvelenamento di acque e sostanze alimentare), concussione e
corruzione . Coinvolti, fra gli altri, Fabio Riva, vicepresidente
dell'omonimo gruppo siderurgico, l'ex assessore all'Ambiente della
Provincia di Taranto, Michele Conserva, l'ex direttore dello
stabilimento siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, e l'ex consulente
dell'Ilva di Taranto, addetto ai rapporti con le Pubbliche
Amministrazioni, Girolamo Archina'.
Ci sono anche circa 20 indagati a
piede libero, e' stato sottolineato nel corso di una conferenza stampa
svoltasi nella sede del comando dalla Guardia di Finanza, il procuratore
capo della Repubblica, Franco Sebastio, non ha escluso ulteriori
sviluppi. Parlando del filone d'indagine relativo all'Ilva, il
magistrato ha evidenziato come "il diritto alla vita e il diritto alla
salute non siano comprimibili dall'attivita' economica. Non ci possono
essere situazioni di inesigibilita' tecnica ed economica quando e' in
gioco il diritto alla vita che e' un diritto fondamentale sancito dalla
Carta Costituzionale". Un riferimento che il procuratore ha fatto
proprio per evidenziare la gravita' dell'inquinamento contestato
all'Ilva. "Stiamo parlando - ha aggiunto il procuratore - di reati di
pericolo che coinvolgono un gran numero di persone". Spiegando poi il
provvedimento di sequestro sui beni prodotti dall'Ilva, coils e lamiere,
il procuratore ha detto che "questi prodotti sono il prezzo e il
profitto di un'attivita' che noi riteniamo penalmente illecita e quindi
come tale da sottoporre a sequestro". In altri termini, i pubblici
ministeri hanno ritenuto di dover sequestrare i prodotti finiti
dell'Ilva in quanto dopo il sequestro dell'area a caldo senza facolta'
d'uso fatto a luglio scorso, l'azienda ha ugualmente continuato a
produrre. Il procuratore ha poi smentito che questa produzione, avvenuta
dopo il sequestro, sia dovuta anche ad un'azione di mancata vigilanza
dei custodi giudiziari responsabili delle aree del sequestro.
Il
procuratore ha infatti chiarito che il primo provvedimento del gip,
risalente al 26 luglio scorso, prevedeva che gli impianti dell'Ilva
venissero spenti per far cessare le situazioni di pericolo.
Successivamente due provvedimenti del tribunale del riesame hanno
evidenziato - ha detto il procuratore - che "lo spegnimento non era
l'unica misura possibile e che in ogni caso bisognava salvaguardare
l'integrita' degli impianti per non comprometterne l'eventuale ripresa
produttiva futura e la sicurezza dei lavoratori addetti. Questa
puntualizzazione del riesame - ha sostenuto il procuratore Sebastio - ha
fatto si' che i custodi giudiziari sviluppassero un ulteriore lavoro di
approfondimento tecnico e noi nelle ultime settimane abbiamo anche
contattato delle aziende esterne all'Ilva che si sono dette disponibili a
procedere allo spegnimento degli impianti fermo restando tutte le
misure e le cautele tecniche e di sicurezza.
Il sequestro fatto a luglio
presupponeva anche una collaborazione da parte del soggetto colpito,
collaborazione che invece non c'e' stata, ne' noi la potevamo imporre.
Ecco perche' si e' reso necessario individuare delle alternative come
appunto il ricorso ad aziende esterne, anche se esiste un problema di
spesa che dovra' affrontare l'erario". Al procuratore e' stato poi
chiesto se di fatto il blocco a valle dei prodotti dell'Ilva non
portera' ora l'azienda a doversi autonomamente fermare. Il procuratore
ha cosi' risposto: "Questo lo dovete chiedere all'Ilva, non a noi". Il
procuratore ha poi aggiunto che gran parte dell'inchiesta si e' basata
sulle intercettazioni "dalle quali non certo emerge - ha affermato
Sebastio - un quadro allegro e confortante". A tal proposito il
procuratore ha citato un'intercettazione, senza pero' specificare a chi
fosse riferita, nella quale si dice testualmente: "Due casi di tumore in
piu' all'anno... Una minchiata". Noi - ha affermato il procuratore -
siamo dell'avviso che la vita umana sia sacra e anche il diritto alla
vita di una sola persona va tutelato sopra ogni cosa. Ci conforta che le
nostre richieste siano state accolte integralmente dal gip".
FERRANTE: NON HO ALCUNA INTENZIONE DI LASCIARE IL MIO RUOLO" - “Non
ho alcuna intenzione di rinunciare all’incarico di Presidente di Ilva
S.p.A., assunto nel luglio scorso. Le contestazioni che mi sono state
rivolte dal PM di Taranto appaiono inconsistenti e strumentali.
Proseguirò nel mio compito nell’interesse dei tanti lavoratori e
dell’Azienda, convinto sempre che è possibile e doveroso coniugare
ambiente, salute e lavoro”. Queste le dichiarazioni di Bruno Ferrante.
TARANTO, AREA 'A FREDDO' VERSO LO STOP - L'Ilva di
Taranto si accinge a fermare tutta l'area a freddo, ovvero tubifici,
rivestimenti, laminatoi, treni nastri e treno lamiere a seguito del
sequestro disposto dalla Magistratura oggi per i prodotti finiti. La
Procura ha infatti sequestrato 'coils' e lamiere, prodotti nelle ultime
settimane in quanto li ritiene 'provento e profitto di attivita'
penalmente illecita', quella cioe' derivata dagli impianti dell'area a
caldo, altiforni e acciaierie, che dal 26 luglio scorso sono sotto
sequestro senza facolta' d'uso con l'accusa di disastro ambientale.
L'Ilva, dicono i pm, non poteva produrre dopo il sequestro e il fatto
che abbia continuato a farlo e' un illecito. Di qui il blocco dei
prodotti derivati da quest'attivita'.Per l'area a freddo, causa la crisi
di mercato, l'Ilva aveva gia' fermato alcuni impianti nei giorni scorsi
come il treno lamiere e il rivestimento tubi, ai quali si e' aggiunto
dalla fine della scorsa settimana anche il tubificio due. Per effetto di
questa fermata 700 lavoratori sono in ferie forzate in attesa che
l'Ilva definisca con i sindacati metalmeccanici un accordo sulla cassa
integrazione ordinaria, gia' chiesta per 2mila unita'. Adesso, invece, a
valle del sequestro disposto dalla Magistratura, l'Ilva ha deciso di
fermare tutta l'area a freddo e quindi piu' impianti. Si calcola che
circa 5mila potrebbero essere i lavoratori coinvolti in questo stop.
AZIENDA,CON SEQUESTRO INELUTTABILE CHIUSURA STABILIMENTO -
Il provvedimento di sequestro emesso oggi dal Gip di Taranto,
comportera' "in modo immediato e ineluttabile l'impossibilita' di
commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni
attivita' nonche' la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti
gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attivita',
dalle forniture dello stabilimento di Taranto". Lo sottolinea l'azienda
in una nota, rendendo noto che "la Societa' proporra' impugnazione
avverso il provvedimento di sequestro e, nell'attesa della definizione
del giudizio di impugnazione, ottemperera' all'ordine impartito dal GIP
di Taranto". "Premesso che ILVA non e' parte processuale nel
procedimento penale - si legge nella nota - ed e' quindi estranea a
tutte le contestazioni ad oggi formulate dalla Pubblica Accusa; premesso
altresi' che lo stabilimento ILVA di Taranto e' autorizzato
all'esercizio dell'attivita' produttiva dal decreto del Ministero
dell'Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell'AIA; premesso infine
che il provvedimento di sequestro emesso dal GIP di Taranto in data
odierna si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al
provvedimento autorizzativo del Ministero dell'Ambiente, la Societa'
proporra' impugnazione avverso il provvedimento di sequestro e,
nell'attesa della definizione del giudizio di impugnazione, ottemperera'
all'ordine impartito dal GIP di Taranto". "Per chiunque fosse
interessato -prosegue la nota aziendale- ILVA mette a disposizione sul
proprio sito le consulenze, redatte da i maggiori esponenti della
comunita' scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la
piena conformita' delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai
limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle
autorizzazioni ministeriali, nonche' l'assenza di un pericolo per la
salute pubblica. ILVA ribadisce con forza l'assoluta inconsistenza di
qualsiasi eccesso di mortalita' ascrivibile alla propria attivita'
industriale, cosi' come le consulenze epidemiologiche sopraccitate
inequivocabilmente attestano".
PRESSIONI SULL'ARPA, SECONDO IL GIP CI SAREBBE REGIA DI VENDOLA - Ci
sarebbe 'la regia' del governatore della Puglia, Nichi Vendola, nelle
'pressioni' per 'far fuori' il direttore generale dell'Arpa Puglia,
Assennato, autore della relazione sulle emissioni inquinanti prodotte
dall'Ilva. Lo scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco nell'ordinanza
d'arresto per i vertici dell'Ilva. Intanto il presidente dell'Ilva Bruno
Ferrante annuncia che non si dimette e il ministro dell'Ambiente
Corrado Clini si dichiara preoccupato che questa iniziativa blocchi
l'Aia.
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