In Italia, chi non studia né lavora abbatte il Pil del 2,06%
Se fosse integrata nel tessuto sociale e produttivo, la generazione Neet
– quella che non studia, non lavora e non fa nient’altro (Not in
Education, Employment or Training) – contribuirebbe a far crescere
dell’1,2% il Pil del Vecchio continente e di circa il 2% quello
italiano.
L’indagine di Eurofond – la fondazione dell’Unione Europea
specializzata nella consulenza sui temi del lavoro e delle condizioni di
vita – svela come, su scala europea, l’assenza dalla “società attiva”
di questi giovani corrisponde a una perdita economica stimata per il
2011 in 153 milioni di euro, il 28% in più rispetto al
2008. Secondo l’istituto, nei paesi Ue (esclusa Malta per l’assenza di
dati affidabili), i giovani tagliati fuori da tutto sono 14 milioni, con
la tendenza a crescere a causa delle difficoltà della crisi economica.
Il primato è, manco a dirlo, italiano. Nel nostro Paese la quota di Pil “mancato” è del 2,06%, non il valore più alto in termini percentuali, ma al primo posto in termini assoluti: 32,6 miliardi di euro.
A seguire Francia (22 miliardi), Regno Unito (18), e Spagna (15,7). In
termini relativi, il primato spetta alla Bulgaria, dove la mancata
integrazione dei Neet nei circuiti economici ed educativi rappresenta il
3,31% del Pil, seguita da Grecia (3,28%) e Irlanda (2,77%).
La distribuzione dei Neet in Europa, ovviamente, non è omogenea.
Olanda e Lussemburgo sono i Paesi più virtuosi con un tasso inferiore al
7%, mentre c’è un gruppo con percentuali che vanno oltre il 17%:
assieme all’Italia con circa 2 milioni di Neet fra i 15 e 29 anni (il
22,7%), troviamo Grecia, Irlanda, Bulgaria, Romania e Spagna.
Lo studio di Eurofound cerca anche di tracciare un identikit dei soggetti a “rischio Neet”: un
ragazzo con bassi livelli di scolarizzazione ha delle probabilità di
finire nella categoria dei Neet tre volte superiori a un coetaneo con
un’istruzione secondaria. Un rischio che aumenta fra i giovani
immigrati, fra quelli con problemi di salute o forme di disabilità,
oppure immersi in ambienti familiari difficili e con redditi bassi,
spesso residenti in aree periferiche più arretrate.
F o n t e : libero.it