Di Antonio Galdo
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Ci sono 800 milioni di euro di risparmi che, in queste ore, ballano nelle aule del Parlamento. E' questa, infatti, la differenza di prezzo, in gran parte a carico del Servizio sanitario nazionale, raggiunta nel 2011 tra i farmarci griffati (quelli che utilizzano un nome di fantasia per il principio attivo che contengono) e quelli generici.
Ci sono 800 milioni di euro di risparmi che, in queste ore, ballano nelle aule del Parlamento. E' questa, infatti, la differenza di prezzo, in gran parte a carico del Servizio sanitario nazionale, raggiunta nel 2011 tra i farmarci griffati (quelli che utilizzano un nome di fantasia per il principio attivo che contengono) e quelli generici.
Il governo Monti è riuscito a dare una scossa
all'opacità del mercato delle pillole introducendo, nel decreto sulla
spending review, una semplice norma in base alla quale i medici possono
prescrivere i farmaci con i nomi dei principi attivi (quelli generici),
lasciando poi al paziente la libertà di scelta dello specifico prodotto.
Ma adesso la lobby del farmaco, spalleggiata dal partito dei medici
parlamentari, è all'opera per depotenziare il decreto con una pioggia di
emendamenti.
La lobby ha già portato a casa alcuni risultati, imponendo per esempio
che la norma si applichi solo alle nuove prescrizioni e lasciando la
possibilità al medico di derogare a sua scelta, e ora punta a un
completo annacquamento del provvedimento. Sarebbe assurdo se il
Parlamento e il governo cedessero di fronte a queste pressioni che
nascondono interessi di singole aziende e sprechi del denaro pubblico.
Basta tenere presente che nei primi quattro mesi del 2012, per effetto
del decreto introdotto da Monti, la spesa di farmaci a carico del
Servizio sanitario è diminuita del 27 per cento, mentre a forza di
emendamenti si rischia di fare un pericoloso passo indietro. Inoltre gli
italiani devono sapere che il farmaco generico non è una pillola di
serie B, e oggi rappresenta una quota importante del mercato in tutti i
paesi sviluppati. Mentre in Italia soltanto il 15 per cento delle
pillole viene venduto con i soli principi attivi, senza griffe, queste
percentuale sale al 67 per cento in Germania, al 75 per cento negli
Stati uniti e all'83 per cento in Gran Bretagna.
E' lo spread della
pillola, un autentico spreco di risorse pubbliche, che paghiamo tutti a
caro prezzo. Infine, spingendo sull'uso dei farmaci generici sarebbe
possibile ridurre l'assurdo fenomeno dello spreco di medicinali: gli
italiani gettano nel cestino, ogni anno, circa 1 miliardo di pillole.
Pagate con i soldi dello Stato.
F o n t e : libero.it